La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta, presentata da 9 regioni italiane (Abruzzo, Piemonte, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia,Campania, Liguria, Basilicata e Calabria), di indire un referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria (entrata in vigore il 13 settembre 2013). Il taglio avrebbe dovuto riguardare circa mille tra tribunali minori, sezioni distaccate della Corte d’appello e uffici dei giudici di pace. Insomma, niente spending review giudiziaria. Si tratta della prima volta che un referendum viene proposto dalle Regioni (e in particolare, dai consigli regionali). Ricordiamo infatti come l’articolo 75 della Costituzione italiana preveda che le proposte referendarie vengano avanzate con la presentazione di 500mila firme raccolte dai cittadini oppure su istanza di almeno 5 Consigli regionali. Ma la Corte ha dichiarato “inammissibile la richiesta di referendum abrogativo riguardante: l’art. 1, commi 2, 3, 4, 5, 5-bis della legge 14 settembre 2011, n.148 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 13 agosto 2011, n.13, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari); l’intero decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155 (Nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell’art. 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n.148); l’intero decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 156 (Revisione delle circoscrizioni giudiziarie -Uffici dei giudici di pace , a norma dell’art. 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148)”. La sentenza, come si legge nella nota della Consulta, “sarà depositata entro i termini previsti dalla legge”. La riforma della geografia giudiziaria è entrata in vigore il 13 settembre scorso. Le regioni non mollano e annunciano battaglia: il ricorso alla Corte di Giustizia europea è il prossimo passo. Queste le parole di Fabiana Contestabile, coordinatore nazionale del comitato a promozione del referendum: “Siamo pronti a ricorrere alla Corte di giustizia europea perché questa riforma mette in discussione il diritto del cittadino all’accesso alla giustizia”. Mentre il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, si appella al Guardasigilli: “Conto molto sulla buona volontà del Ministro Cancellieri che ha già annunciato di voler rivedere, anche se soltanto parzialmente, l’impianto del provvedimento, affinché ripensi radicalmente a questa decisione che sarebbe letale per un intero tessuto sociale ed economico di una delle locomotive d’Italia. E sappiamo quanto la buona giustizia sia uno dei fattori principali della competitività”.