Che belle le storie lontane dei nostri emigranti, così attuali per far memoria e allargare il cuore.

Prendete Angelo Bazzocco, nato agli albori del fascismo in quel di Arten, frazione di Fonzaso, poche migliaia di anime nel bellunese. Alla prima barba parte per l’Australia, e lavora sodo, tanto da far fortuna e passare una vita serena laggiù. Senza mai dimenticare la sua terra, fino all’ultimo giorno. Scomparso nel 2005, senza eredi diretti, lascia tutte le sue fortune al paesello natale, di più, “ai suoi poveri”, quelli come lui, quand’era bambino. Una sommetta di circa 500mila euro, cui si aggiungono le rendite di due alloggi a Feltre e a Roma.



Eppure, nonostante la crisi che schiaffeggia l’Italia da anni, di poveri poveri in quel di Belluno ce ne sono ben pochi. Tanti anziani vivono con 800 euro di pensione, ma sei hai casa di proprietà e una vita morigerata, da quelle parti non sono così pochi. Insomma, quel lascito del Bazzocco dopo 8 anni e mezzo sta ancora lì, passando tra l’una e l’altra amministrazione comunale, e non sapendo come impiegarlo al meglio non lo si impiega affatto, mentre il comune paga l’Ici sulle due case inutilizzate.



Qual è l’inghippo? Angelo ha lasciato un testamento olografo, scritto cioè a mano, e in dialetto. Toccava tradurlo bene, il dialetto locale forse se lo sono scordato… E poi, la dicitura “poveri di Arten”. Cioè? Si è chiesto ad avvocati, ai tribunali, all’Anci. Quelli che abitano, ad Arten, o quelli che ci vivono? Anche gli immigrati? Anche chi ha riadattato i masi dei nonni per scampare alla disoccupazione cittadina? E quale soglia di reddito? Vedi mai che qualche leghista avesse da protestare… Dunque si è deciso: cittadino di Arten, con domicilio regolare, da almeno un anno. Zero poveri così. Allora il Comune, preoccupato di mettersi al riparo da cavilli legali, ha pensato di devolvere la somma agli anziani delle case di riposo del circondario. Ma anche così, di tutti quei soldi non sanno che farsene neppure gli anziani, che nonostante l’abbassamento della mortalità e l’aria buona, non sono così numerosi.



Sembra una barzelletta, se non sfiorasse il grottesco il passamano della patata bollente da sindaco ad amministratori, come se il beneficio costituisse un problema. E interpretare la volontà del generoso cittadino, allargando ai paesi limitrofi? E sforare un po’ le maglie della burocrazia legale, e domandare, che so, alla Caritas?

Resta la favola bella di un italiano che ha fatto onore al suo paese in terra straniera, e che ridona al suo paese, da cui ha ricevuto soltanto l’aria e i panorami della sua infanzia, e quegli anni delle elementari, dove non avrà imparato a scrivere correttamente, ma ha imparato a diventare uomo.

Per questo era già arrivato un assegno sostanzioso di 84mila euro anni fa, a quel che oggi è diventato Istituto Comprensivo di Fonzaso. Il preside, in quel caso, non ha avuto difficoltà a sapere come impiegare i soldi. Ha costituito un fondo, dopo aver comprato lavagne e sistemato soffitti e bagni.

Suggeriamo una targa, perché almeno i bambini sappiano: ci sono, italiani così, orgogliosi di un paese che non merita i figli migliori.