Il 15 gennaio di ogni anno la Chiesa Cattolica Romana ricorda la figura del Beato Angelo da Gualdo Tadino, un eremita che nel corso della propria vita terrena si è mostrato molto misericordioso con il prossimo, dando a quanti avessero bisogno di supporto spirituale e fisico tutto quello su cui potesse contare. Stando ad alcuni documenti storici, Beato Angelo da Gualdo Tadino è nato nel 1270 nella cittadina di Casale, una piccola frazione di Gualdo Tadino, centro che oggi conta poco più di 15 mila abitanti nella provincia di Perugia. Non ci sono maggiori informazioni sul giorno e sul mese della nascita di Angelo mentre l’unica cosa certa oltre all’anno è il fatto di essere nato in una famiglia molto umile, composta dal padre Ventura e dalla madre Chiara, due onesti e probi contadini delle campagne che circondavano il piccolo centro di Gualdo Tadino. Sin da piccolissimo ebbe modo di mostrare il grande spirito di carità che lo animava. Infatti, Angelo seppur avesse pochissimi anni, speso e volentieri prendeva il cibo che sua madre aveva preparato per lui e lo dava ad altri bambini che erano meno fortunati che non potevano godere sull’aiuto di genitori che si prendevano cura di loro. Ben presto la situazione della propria famiglia cambiò radicalmente con la prematura scomparsa del padre Ventura che costrinse sua madre a farsi carico di maggiori impegni lavorativi. Un racconto del quale non si ha riscontro storico ma che è stato tramandato di generazione in generazione, parla di un episodio che ha cambiato per sempre la concezione di vita di Angelo nonché il proprio stile di vita. La madre stanca del fatto che il proprio figlio di fatto sottragga il pane dalla propria casa per darlo agli affamati nonostante non ne avessero certamente a sufficienza, rimprovera in maniera piuttosto aspra Angelo che dal proprio canto non accetta per niente la ramanzina. Ne nasce una discussione piuttosto accesa, al termine della quale Angelo, evidentemente molto arrabbiato nei confronti della madre che non capiva il perché del suo bisogno di fare del bene a quanti erano meno fortunati di lui, prima di lasciare la casa per recarsi sui campi per lavorare la terra, maledice la stessa madre. A un certo punto della giornata, Angelo sente suonare le campane della chiesa cittadina con i classici rintocchi dedicati alle dipartite delle persone dal mondo terreno verso l’aldilà. Il ragazzo facendo ritorno verso casa, si rende conto suo malgrado che le campane che aveva sentito poco prima era riferita alla morte della madre. Affretta il passo e ritrova la propria madre senza vita sul proprio letto. È un episodio che segnerà in maniera significativa la vita di Angelo, che in un certo qual senso si ritiene responsabile di quanto avvenuto probabilmente non solo per la maledizione che aveva lanciato il mattino nei confronti della donna che lo aveva messo al mondo, ma anche per la consapevolezza di avergli reso terribilmente difficili gli ultimi momenti di vita. Il rimorso lo porterà a prendere una decisione che lo avvicinerà in maniera importante al Signore consacrando la propria vita a seguire i suoi insegnamenti.
Infatti, Angelo decide di partire per un lungo pellegrinaggio alla volta del Monastero di San Giacomo che si trova a Santiago della Compostela, nella regione della Galizia posta nell’estrema parte ovest della Spagna ed ossia quella che si affaccia sull’Oceano Atlantico. Un viaggio lunghissimo di oltre due mila chilometri, durante il quale matura la decisione di diventare un servitore di Dio. In particolare, al suo ritorno dal pellegrinaggio spagnolo, Angelo decide di entrare come monaco nell’Abazia di San Benedetto presente proprio sul territorio di Gualdo Tadino.
La sua permanenza all’interno dell’Abazia è di qualche anno anche se molto presto, matura nel proprio animo la necessità di avere un contatto maggiormente diretto con il Signore e per questo richiede il permesso di essere eremita presso l’eremo di Capodacqua. Questo sarà il luogo presso il quale rimarrà per il resto della vita che sarà fatta di tanta preghiera e devozione. La sua morte avviene il 15 gennaio 1324, all’età di 54 anni e secondo i racconti che vengono tramandati nei secoli, nel momento in cui lui spira pare che le campane della Chiesa incominciano a suonare da sole. Altro fatto accaduto durante il percorso della salma di Angelo, è quello che in maniera del tutto miracolosa, le siepi di biancospino presenti sul ciglio della strada che portava alla chiesa, incominciarono a fiorire. Diversi sono anche i miracoli che sono stati ascritti a Beato Angelo da Gualdo Tadino dopo la sua morte e durante i funerali come la guarigione di un uomo che era indemoniato oppure il supporto che ha dato negli anni avvenire alla città di Gualdo durante gli attacchi di alcuni mercenari che volevano depredare. Il miracolo per il quale viene ricordato Beato Angelo del quale abbiamo già parlato e che si rinnova ogni anno nella notte del 14 gennaio, è quello della fioritura delle siepi di biancospini che avviene nonostante le temperature del periodo non siano certamente delle più congeniali. Angelo è stato beatificato nel 1633 ed insieme a San Michele Arcangelo è patrono della città di Gualdo Tadino.