“La Chiesa è l’ostacolo da abbattere”: questo grido di allarme è quanto si legge fra le altre cose nel ponderoso studio appena pubblicato da parte della Pontificia Commissione Teologica Internazionale, dal titolo Dio Trinità, unità fra gli uomini. Il monoteismo cristiano contro la violenza. Un documento che è uscito contemporaneamente all’audizione che il Vaticano ha sostenuto a Ginevra nei giorni scorsi con i rappresentanti dell’Onu, nell’ambito di una serie di incontri sul tema degli abusi sessuali. Incontri di pura routine, che invece molta stampa internazionale hanno presentato come un “processo contro la Chiesa”.



Il tema della Chiesa come nemico della modernità “da abbattere” è dunque quanto di più attuale, come ha detto a ilsussidiario.net Sandro Magister: “Non c’è dubbio che la Chiesa oggi subisca l’attacco della modernità che le imputa il suo contenuto essenziale, cioè essere portatrice della Verità, come causa di una violenza, un capo di accusa che consiste nell’equazione verità uguale dominio, verità uguale imposizione, possesso della verità uguale esclusione e condanna di chi non la conosce. Quindi la verità come radice della violenza”. In questo senso, dice ancora Magister, “si usa ogni tipo di accusa strumentale, ad esempio quella degli abusi sessuali compiuti da esponenti del clero”.



L’allarme lanciato dal documento della Pontificia Commissione trova riscontro nelle accuse di abusi sessuali che ciclicamente vengono rivolti alla Chiesa? C’è un disegno esplicito di mettere la Chiesa costantemente in cattiva luce?

Certamente, non si può dire che le due cose non siano collegate fra loro. Il documento in questione è certamente un documento di grande respiro che ha anche chiesto diversi anni di lavoro e che effettivamente tocca una questione di importanza capitale e cioè il confronto tra Chiesa e modernità.

Un confronto che sembra farsi sempre più drammatico, è d’accordo? Come si può riassumere?



Effettivamente il rapporto tra la visione cristiana e il pensiero filosofico razionale come lo si è inteso per molti decenni ha mutato disegno rispetto al passato. Come spiega il documento, l’elemento centrale della visione cristiana viene spesso assunto come capo di accusa contro la chiesa stessa.

Cioè?

E’ un capo di accusa che consiste nell’equazione verità uguale dominio, verità uguale imposizione, possesso della verità uguale esclusione e condanna di chi non la ha. Quindi la verità come radice della violenza. 

Cosa dice invece la Chiesa?

Il documento smantella alla radice questo colossale fraintendimento, questo enorme errore di lettura di ciò che è essenziale nel cristianesimo: la proposta a tutti gli uomini della verità come metodo sperimentabile, ma libero.

Ma in che modo questo attacco si realizza?

All’interno di questa visione generale critica verso il cristianesimo vengono adottati, nella polemica corrente, elementi che si pensa possano sostenere questa tesi di accusa. Gli attacchi sistematici fatti a livello di opinione pubblica internazionale contro la Chiesa sul terreno degli abusi sessuali sono un’arma adottata a convalida della tesi che la Chiesa cattolica è incapace di escludere la violenza anzi ne è la portatrice naturale. Questo è un dato di fatto oggettivo che ritrae uno degli elementi più ardui di contrasto tra cristianesimo e mondo moderno.

 

Nella riunione di Ginevra si sono dati dei numeri molto indicativi: a fronte di circa 10mila casi di abusi sessuali ascrivibili alla Chiesa dal 1950 al 2002, ci sono 150 milioni di casi nel mondo di abusi su bambine e 73 milioni di casi su bambini.

Gli abusi sessuali da parte di esponenti del clero sono stati enormemente enfatizzati nel dibattito pubblico e questo ha a che fare con una ragione innegabile. Questi fatti acquisiscono gravità quando sono compiuti da persone deputate a fare da esempio virtuoso come i rappresentanti del clero, questo non va trascurato e spiegherebbe razionalmente perché si enfatizza questo.

 

Invece?

Ciò non toglie che la considerazione oggettiva non può trascurare che questi sono fenomeni disgraziatamente generalizzati a tutte le categorie sociali e a tutti gli orientamenti ideologici. Non c’è una categoria che ha l’esclusiva di questi comportamenti, è inaccettabile che lo si sostenga. L’impressione generale è una enfatizzazione quasi soltanto degli abusi sessuali commessi dal clero, è un dato di distorsione della realtà che trova spiegazione in quella polemica accusatoria che abbina tanti esponenti del modo di sentire moderno che combattono la Chiesa facendo leva su di essi per ingigantire e avvalorare le loro aspettative.

 

Non si può negare che a fronte di tentativi di approvare leggi che hanno una fortissima valenza etica e morale, quali quelle sull’eutanasia o sui matrimoni omosessuali, il cristiano per la modernità dovrebbe unicamente adattarsi a professare una scelta, opzionabile, di individuo che non deve avere ricadute sulla società; cioè che non deve intervenire, ma tacere.

Che la Chiesa sia portatrice di una violenza nei confronti della società umana è un argomento a sostegno dell’idea secondo cui per configurare una società tollerante bisogna che la Chiesa venga estromessa da questa società, riducendo la fede a fatto privato nel segreto della coscienza. Questa riduzione al silenzio viene sostenuta come se fosse un modo di sanare quella ferita che la Chiesa imporrebbe alla società con la sua carica naturale di violenza, ed è una delle forme di pensiero che sostengono l’opposizione alla Chiesa. 

(Paolo Vites)