Torna spesso nei discorsi dei media la proposta di legalizzare la cannabis per liberalizzarne il consumo affidandolo al monopolio dello stato. In questi giorni la proposta è stata presentata da alcuni esponenti politici, sostenuta anche da fronti che tradizionalmente l’hanno contestata e, fatto altrettanto grave, da alcuni giornalisti che affermandosi cattolici favoriscono questa droga, come se Cristo l’avesse suggerita nel suo messaggio all’uomo sulla libertà personale. La proposta della liberalizzazione della cannabis è però l’espressione di una politica non all’altezza dei tempi e che, non avendo più nulla da dire né da raccogliere, ammicca a contenuti di programma senza senso, non rispettosi delle politiche europee e mondiali sul tema. Gettando però un pericoloso fumo negli occhi agli italiani: vediamo perché.
Innanzitutto, nel momento in cui la crisi attanaglia l’economia italiana, le imprese chiudono, e i padri di famiglia sono costretti a sfamare i loro figli con i pacchi alimentari della Caritas, sarebbe opportuno che i politici si occupassero di questi seri problemi anziché perdere tempo su un fatto marginale come la legalizzazione di una droga.
In secondo luogo è evidente l’incongruenza tra una visione di stato che dovrebbe proteggere la salute dei cittadini secondo la Costituzione e quella di uno stato, che dopo aver fatto suo il tabacco, l’alcol e il gioco d’azzardo distruggendo la vita di migliaia di persone, si permette di aumentare il rischio alla salute anche con una droga. Sono infatti accertati i gravi danni prodotti dalla cannabis in tutti gli apparati dell’organismo: respiratorio, cardiocircolatorio, immunitario, riproduttivo sessuale. Basti che pensare che, come hanno ricordato in questi giorni i farmacologi Di Chiara e Garattini, la cannabis provoca il tumore ai polmoni in una percentuale decisamente superiore al fumo di sigaretta. Non è un caso quindi se l’Onu, l’Ue e, in Italia, il nostro Consiglio Superiore di Sanità hanno ripetutamente condannato il consumo di cannabis, sconsigliando peraltro la legalizzazione di questa droga: un’attenzione che anche l’Olanda ha recepito, limitando in modo crescente il numero dei coffee shop, spesso causa di ulteriore microcriminalità, con appoggio favorevole dei residenti locali desiderosi di tranquillità e sicurezza.
I veri consumatori di cannabis però sono gli adolescenti e a loro dobbiamo la nostra attenzione: come prevenire efficacemente l’uso di questa droga da parte dei ragazzi? Deve essere sfuggito, a chi propone la legalizzazione come arma preventiva, che l’UE ha chiarito da anni quale sia lo strumento migliore: “la disapprovazione sociale, precisa e aperta, del suo uso e cioè esattamente il contrario di ciò che molti politici, e il personale mediatico fanno in Italia” (cfr. C. Risé, Cannabis. Come perdere la testa e a volte la vita, San Paolo Ed. www.claudio-rise.it).
Un ultima riflessione: questa politica ama davvero i giovani e il nostro Paese? Non sembra affatto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente lanciato un allarme,condiviso anche dall’Associazione Italiana Psichiatri: la sofferenza psicologica nel mondo occidentale è in preoccupante crescita ed entro il 2020 una persona su 5, già a partire dalla giovane età, sarà colpita da una malattia mentale. Tra le patologie più significative ci sono la depressione, l’ansia, la tendenza al suicidio, i disturbi della condotta, quelli di tipo compulsivo-ossessivo legati alle varie dipendenze, e quelli di tipo post traumatico da stress. Considerata la certezza dei danni psichiatrici provocati dalla cannabis, tra cui psicosi e schizofrenia negli adulti che hanno iniziato a fumarla durante l’adolescenza, è il caso di esporre i nostri giovani a ulteriori rischi favorendo questa droga?
Oggi, in un’Italia in crisi, in un sistema economico e culturale stagnante, abbiamo bisogno di giovani capaci, attenti, responsabili e formati sul piano delle competenze. Abbiamo bisogno di persone valide e pronte, che ci aiutino ad uscire dai problemi, non di persone stordite, vittime della dipendenza, drogate e passive. Ma, forse, è proprio questo che si vuole ottenere: addormentare le coscienze e distrarre dalla realtà.