Sono passati più di vent’anni (era esattamente il 26 settembre del 1991) e gli effetti deleteri di una famosa puntata della trasmissione “Samarcanda”, che vide un giovane Michele Santoro contrapporsi ad un altrettanto giovane Totò Cuffaro, sembrano non finire mai. Quella sera, in un affollato teatro palermitano, si tenne in diretta una storica staffetta televisiva tra il “Maurizio Costanzo Show” e “Samarcanda” in memoria di Libero Grassi, coraggioso imprenditore palermitano ucciso per non essersi piegato alla mafia. Nel corso della trasmissione condotta da Costanzo e Santoro il “pentito” Rosario Spatola affermò che Calogero Mannino era un uomo di Cosa Nostra. Il giovane Totò Cuffaro, da poco divenuto deputato regionale dopo i consensi elettorali mietuti negli organismi dirigenti dell’ateneo palermitano, prima assistette a questo linciaggio mediatico e poi perse la pazienza, dando luogo ad una difesa appassionata e accorata dell’esperienza e degli uomini della DC del tempo, tentando di opporsi allo tsunami che di lì a poco avrebbe travolto la prima repubblica, criminalizzando senza alcuna discrezione tutto il gruppo dirigente democristiano.



Dalle riprese di quella serata fu tratto successivamente nel 2007 un video, dal titolo “Costanzo Show: Totò Cuffaro aggredisce Giovanni Falcone?”. Sugli hosting provider Youtube, Google Video, Dailymotion ecc.; e poi ancora sui social network Facebook, Twitter ecc. persino sulle pagine on line dei giornali esteri, il video imperversò per anni, fino ai nostri giorni. Ebbene, ormai è accertato, il titolo del video è una falsificazione grossolana come riconosciuto anche dalla Telegraph Media Group, società londinese editrice del principale quotidiano britannico. Il Daily Telegraph, nel 2009, dedicò, infatti, un articolo alla vicenda, pubblicando anche il video di Youtube con la notizia della inesistente aggressione di Cuffaro a Falcone. Cuffaro, a causa di questo articolo, alcuni mesi fa ha avviato una procedura di conciliazione che adesso costituisce una condizione di procedibilità in materia di diffamazione per avviare un processo di fronte ad un giudice.



Alla fine del procedimento le parti si sono accordate: il Daily Telegraph ha deciso “dopo aver visto tutti i documenti dell’epoca” di rimuovere l’articolo dal proprio archivio informatico. Ed ora che in qualche modo giustizia è fatta, sebbene dopo tanti anni, c’è da chiedersi: contro chi e perché Cuffaro intervenne nella bolgia infernale di quella sera? Nell’intervento, che riuscì a strappare a Michele Santoro, Cuffaro, attaccò i giornalisti per l’aggressione alla “classe dirigente della Sicilia”, definì Spatola “un pentito volgare” e definì “corrotto” il Giudice Istruttore titolare dell’inchiesta contro Mannino, il dott. Francesco Taurisano.



Ma nulla disse, ovviamente, contro Giovanni Falcone, che in quella sede rappresentava il Governo Andreotti (dal 13 marzo 1991 Falcone era il Dirigente Generale degli Affari Penali del Ministero di Grazia e Giustizia retto da Claudio Martelli). Due settimane più tardi, i giornali diedero notizia che le rivelazioni di Spatola si erano rivelate infondate e che Mannino non faceva parte di Cosa Nostra. Cuffaro, nonostante avesse ragione sull’infondatezza delle dichiarazioni di Spatola e dell’inchiesta che ne era scaturita, resosi conto che contro Taurisano aveva usato parole troppo dure, lo volle risarcire senza aspettare un processo per diffamazione.

Ma la menzogna della presunta aggressione di Cuffaro a Falcone intanto dilagava finché non giunse anche oltre-manica. Grazie all’accordo di ieri, il Daily Telegraph ha deciso di rimuovere l’articolo incriminato. L’intesa è stata siglata dai legali di Cuffaro, Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttad’Auria, e dal legale della società londinese, Gianluca Massimei, dello Studio Legale associato “Nctm”, coadiuvato dallo studio londinese Reynolds Porter Chamberlain, ed è stata raggiunta presso l’Organismo di media-conciliazione “MedialawItalia” di Palermo. Ferrara e Gruttad’Auria hanno espresso a conclusione “apprezzamento per l’onestà intellettuale dimostrata dai vertici della società londinese che, in ossequio al principio di verità, non hanno avuto alcuna remora a rivedere le posizioni in precedenza espresse sul contenuto dell’intervento di Salvatore Cuffaro nell’arena di “Samarcanda”.

“Con questa conciliazione” – ha aggiunto Ferrara – arriva l’ennesimo riconoscimento dell’infondatezza di numerose notizie circolate sul conto dell’allora governatore Cuffaro e che tanta parte hanno avuto sulla creazione di un ideal-tipo weberiano per nulla rispondente alla realtà dei fatti.”. Nel mese di Aprile del 2013, l’On. Antonio Di Pietro, per aver divulgato lo stesso video di Youtube sul suo sito, era stato condannato dal Tribunale di Palermo a risarcire Cuffaro.