Uno dei santi che vengono ricordati nella giornata del 20 gennaio è San Sebastiano, martire che, come raccontato anche da Sant’Ambrogio, nacque a Milano nel 256, quando l’Impero Romano era governato dall’imperatore Diocleziano. Figlio di una donna milanese e di un uomo di Narbona, città della Francia meridionale, venne educato secondo i dettami della religione cristiana, e nel 270 arrivò a Roma, intraprendendo nell’anno 283 la carriera militare. Arrivò persino a ricoprire l’incarico di tribuno della prima coorte imperiale, essendosi guadagnato la stima degli imperatori Diocleziano e Massimiliano, che lo ritenevano un servitore fedele dell’Impero, e non ebbero il minimo sentore del fatto che fosse cristiano. Sebastiano, servendosi dei poteri di cui era in possesso, si adoperò per alleggerire la dura condizione degli uomini di fede cristiana che venivano imprigionati, per assicurare ai martiri degna sepoltura, e perseguì un’incessante opera di diffusione della religione cristiana tra i membri delle famiglie nobili romane e dell’esercito. Secondo la “Passio”, Sebastiano riuscì a convincere due cristiani, Marcelliano e Marco, incarcerati a causa della loro fede cristiana, a difendere strenuamente il loro credo anche di fronte all’incombere di una morte ormai certa. Pare che nel corso della conversazione con i due fratelli, un’accecante luce cominciò a irradiarsi dal volto del tribuno, con grandissima meraviglia degli astanti, che percepirono l’evento come qualcosa di miracoloso. Infatti, proprio in quell’occasione, Zoe, consorte di Nicostrato, riacquistò la parola, che le mancava ormai da sei anni: la donna si inginocchiò di fronte a Sebastiano, e questi, facendo il segno della croce sulla bocca della muta e invocando l’intervento di Dio, fu in grado di ridarle, miracolosamente, la voce. Dopo il miracolo, furono in molti a convertirsi: oltre alla stessa Zoe, infatti, abbracciarono la fede cristiana Nicostrato, Castorio (suo cognato), ma anche il prefetto Cromazio e il figlio di quest’ultimo, Tiburzio. Successivamente, tutti coloro che si erano convertiti, tranne Cromazio, perirono martiri.Diocleziano, che avversava profondamente coloro che avevano abbracciato la fede cristiana, scoprì ad un certo punto che anche Sebastiano, colui che aveva sempre considerato un servitore fedele e integerrimo dell’Impero, e che aveva sempre stimato per la sua intelligenza, era un fervente cristiano. Profondamente deluso, ne ordinò la condanna a morte, che sarebbe dovuta avvenire attraverso un duro supplizio. Sebastiano venne infatti privato dei vestiti, legato a un palo situato sul Palatino, per poi essere trafitto da un’innumerevole quantità di frecce.



I soldati che lo assassinarono, pensando che fosse perito, lo lasciarono sul posto, per far sì che gli animali lo mangiassero. Tuttavia, il santo non era ancora morto, e venne curato da Sant’Irene, che lo trasportò nella sua dimora. Una volta guarito del tutto, miracolosamente, si recò da Diocleziano, che era intento alle celebrazioni dedicate al Sole Invitto: Sebastiano si dichiarò cristiano pubblicamente, e redarguì molto duramente l’imperatore per le sofferenze inferte alla gente cristiana. Diocleziano, profondamente sorpreso, ordinò allora che, colui che una volta era stato suo affezionato servitore, venisse flagellato a morte, e dispose che il suo cadavere venisse gettato nella Cloaca Maxima. La flagellazione avvenne nel 304, all’interno dell’ippodromo del Palatino. San Sebastiano è divenuto, nel corso del tempo, il protettore di innumerevoli categorie: i militari, i costruttori di aghi, la Guardia svizzera pontificia, gli arcieri, la polizia municipale.

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