Sono state rese note, pubblicate in esclusiva dal sito di Repubblica, nuove intercettazioni dopo quelle già diffuse ieri del boss mafioso Totò Riina. Si tratta di colloqui avuti nel carcere di Opera dove è rinchiuso insieme a un altro esponente di Cosa nostra, Alberto Lorusso, mentre passeggiano insieme durante l’ora d’aria. Totò Riina chiede esplicitamente come mai nessuno adesso che lui è in carcere è in grado di eliminare fisicamente certi magistrati, in particolare Antonino Di Matteo, magistrato del processo stato-mafia. “Perché questo Di Matteo non se ne va, gli hanno rinforzato la scorta, e allora se fosse possibile ucciderlo, un’esecuzione come a quel tempo a Palermo, con i militari” chiede Riina. Incominciamo da lui, aggiunge, alludendo sempre alla necessità di uccidere magistrati. Frasi davvero incredibili quelle che pronuncia il boss: “Io, il mio dovere l’ho fatto. Ma continuate, continuate… qualcuno, non dico magari tutti, ma qualcuno, divertitevi…”. Divertitevi, cioè uccidete. Lui, dice ancora, quando era fuori del carcere fece un macello. Le registrazioni risalgono al 16 novembre 2013 e si parla anche di Berlusconi anche se in una precedente conversazione risalente al 6 agosto. Vuol sapere cosa dicono i telegiornali di “quel buffone di Berlusconi”: “Noi su Berlusconi abbiamo un diritto: sapete quando? Quando siamo fuori lo ammazziamo”. Ma, spiega, non lo ammazzano solo perché “non abbiamo il coraggio di prenderci il diritto. C’è anche uno sconcertante riferimento a papa Francesco, che Riina definisce “uno buono, questo papa è troppo bravo”: “Io cerco la grazia, ma chi me la deve dare la grazia? Come me la devono dare? Minchia loro non sanno, non sanno, ma il Signore gliela paga, gliela ripaga pure a loro”.