Forse nella storia delle indagini per un caso criminale non si era mai arrivati a tanto: sono 18mila infatti i dna esaminati per scoprire il killer di Yara Gambirasio, pari all’1,8% della popolazione dell’intera provincia di Bergamo. Un numero gigantesco che di fatto però non ha portato proprio a nulla, a tre anni quasi, il prossimo 26 febbraio, da quando venne ritrovato il cadavere della ragazzina uccisa da un maniaco. Molte sono state le proteste e le discussioni in questi anni sul metodo investigativo scelto dagli inquirenti, quello appunto del massiccio prelievo di dna, un metodo oltretutto piuttosto costoso. Una cosa è certa: non ci saranno altri prelievi perché sono scaduti i due anni previsti di inchiesta. L’unica cosa che si è ottenuto come si sa è risalire a un uomo scomparso nel 1999 che avrebbe avuto un figlio illegittimo: le tracce di dna ritrovate sul corpo di Yara infatti corrisponderebbero a quelle dell’uomo, ma del figlio ancora nessuna traccia. I due figli naturali infatti non hanno nulla a che vedere con quel dna: resterebbe solo l’ipotesi del figlio avuto in una relazione extra coniugale.