“Le accuse e gli attacchi che vengono rivolti alla Chiesa dovrebbero servire ai cristiani per ritrovare le autentiche radici della propria fede”. Padre Hans Zollner, preside dell’istituto di psicologia della Università Gregoriana, in questa intervista con ilsussidiario.net, spiega cosa significa la sfida che la società odierna pone all’istituzione Chiesa: “Spesso viviamo gli attacchi non come invito da parte di Dio di guardare alle radici della nostra fede, senza dimenticare che forze maligne che sono contro di noi ci sono, ma vale più la pena, invece di rispondere a queste forze, di prendere più sul serio il nostro compito di vivere come cristiani”.



Oggi la Chiesa è sotto attacchi mediatici forti, spesso definita “ostacolo da abbattere” quando interviene soprattutto in materia etica. Secondo lei è così? E se sì, perché accade questo?

Oggi la Chiesa viene criticata, come vengono criticate molte altre istituzioni, perché il mondo mediatico ama dare spazio in misura sempre maggiore agli aspetti scandalistici delle vicende umane. Gli esempi sono moltissimi e non riguardano solo la Chiesa.



Nello specifico della Chiesa però sembra esserci un particolare accanimento.

La Chiesa è oggetto di questi attacchi soprattutto perché si auto-propone come modello e inoltre propone il Vangelo. Viene quindi giudicata con un misura che non viene adoperata per altre istituzioni. Noi proponiamo ideali molto alti e dunque la gente ci chiede che siamo fedeli ad essi.

Uno squilibrio che però provoca più danni di quanto succeda ad altre istituzioni.

Certamente c’è uno squilibrio nella percezione, ad esempio, dei casi di pedofilia, come se questi abusi fossero compiuti solo da sacerdoti cattolici. Sappiamo invece come il numero complessivo di abusi avvengano nelle famiglie: una percentuale che si aggira a oltre il 70% di tutti i casi, in tutti gli ambienti della società.



Il caso pedofilia è emblematico.

Le racconto questo episodio. Quattro anni fa, quando scoppiò la grande crisi dei casi di abusi da parte di sacerdoti, chiesi a una giornalista tedesca se aveva visto la notizia di una coppia condannata perché abusavano della figlioccia. Il padre la stuprava e la madre naturale filmava tutto. La risposta fu: “Ma questo è un caso singolare di una coppia, invece la Chiesa è coinvolta in quanto istituzione”.

…Come se la colpa di azioni singole ricadessero sull’istituzione in quanto tale.

Il fatto è che la gente non conosce le dimensioni reali del fenomeno. In India, dove sono stato recentemente, una statistica ufficiale del governo nel 2007, curata del ministero delle Donne e dello Sviluppo dell’Infanzia (Ministry of Women and Child Development), diceva che la metà dei giovani indiani ha subito abuso sessuale. La metà dei giovani, tra zero e i 15 anni, significa che siamo intorno ai 200 milioni (!) di persone. Le dimensioni di questo fenomeno sono incredibili. Oggi noi come Chiesa dobbiamo continuare a impegnarci perché le nostre linee guida siano veramente chiare, perché se non abbiamo questa chiarezza nelle discussioni possiamo solo perdere. 

Intende dire che è meglio non difendersi?

Intendo dire che dobbiamo sapere come porci pubblicamente. Tempo fa ho preso parte a una tavola rotonda del governo tedesco, con molti rappresentanti di istituzioni e associazioni. Il rappresentante dei medici tedeschi si è alzato e ha detto davanti a tutti i presenti: “Noi medici non possiamo puntare il dito contro i sacerdoti, perché statisticamente abbiamo più casi di abuso commessi da medici che non tra sacerdoti”. Dobbiamo inoltre dire che la Chiesa cattolica è l’istituzione mondiale che si adopera di più per la prevenzione rispetto a tante altre istituzioni.

 

Dunque quale dovrebbe essere la posizione anche culturale della Chiesa, di noi cristiani davanti a queste sfide?

Non vedo in modo chiaro, in questo momento, come trasmettere questo messaggio senza apparire difensivi o polemici. Dovremmo dire soprattutto quello che facciamo in positivo, ma dovrebbe arrivare anche il messaggio che abbiamo imparato la lezione del passato. Per troppi anni la Chiesa ha trattato questi casi in modo sbagliato. Abbiamo creato vittime per una malintesa difesa dei sacerdoti a spese delle vittime stesse.

 

Non crede che la Chiesa, proprio perché si pone come portatrice della Verità, venga attaccata per una presunta superiorità verso chi non crede?

Certamente la Chiesa, con il suo messaggio ad esempio sulla famiglia, suscita in certi ambienti resistenza e reazioni. Ma è altrettanto vero che molta gente, anche tra coloro che personalmente conosco, è contenta e grata che la Chiesa ci sia proprio per il messaggio che dà in questo campo.

 

Non pensa allora che ci sia un disegno preciso dietro agli attacchi contro la Chiesa?

Non credo sia un disegno pianificato a tavolino. Penso abbiano le loro preferenze e cerchino di promuoverle. In Germania volevano introdurre un nuovo curriculum in biologia per favorire la cosiddetta molteplicità degli orientamenti sessuali, e la Chiesa cattolica insieme a quella luterana si sono opposte con successo. Ci vuole una buona strategia di comunicazione e di informazione. Non possiamo negare a un giornalista il compito di scoprire le cose, sappiamo che non lascerà perdere fino a quando non ha scoperto quello che veniva nascosto. Bene, noi non dobbiamo nascondere cose che non riusciremmo a nascondere, ma chiarire e rendere trasparente quanto più possibile. Il che non vuol dire essere ingenui e lasciare la palla al gioco dei media. Dobbiamo essere molto intelligenti, dobbiamo essere ben preparati, saper parlare pubblicamente, precedere insinuazioni alle quali non si può rispondere e non entrare in contenziosi.

 

In conclusione: questi attacchi servono più a noi credenti e alla Chiesa perché ci convertiamo e ritroviamo il cuore della nostra fede? Piuttosto che impegnarci in uno scontro frontale di cui non sappiamo le conseguenze…

Senz’altro. Come dice il Vangelo stesso, dobbiamo essere astuti come serpenti e… possiamo anche imparare qualcosa dai “figli di questo mondo”, come dice lo stesso Gesù. Ma dobbiamo anche sapere che tutte le notizie che parlano dei limiti e dei peccati e anche dei crimini commessi da rappresentanti della Chiesa devono spingerci a purificarci e andare al cuore del Vangelo. Il Papa lo ripete quasi ogni giorno: prendere sul serio Gesù nel suo modo di vivere la relazione autentica con il Padre e con le persone con cui Lui vive. Dobbiamo essere preparati a incontrare e a resistere agli attacchi frontali, questa è la sorte del nostro Redentore e quindi non possiamo fuggire da questo, come ci testimoniano i molti cristiani perseguitati in modo violento a costo della propria vita, rispetto a noi che subiamo attacchi di persone che vogliono abolire la Chiesa e vogliono limitare la sua voce.

 

Una sfida per ognuno di noi.

Per non screditare la voce della Chiesa dobbiamo cercare per quanto possibile di vivere coerentemente noi stessi l’amore per Dio e il prossimo. E così nemmeno i giornalisti avranno cose per cui accusarci. Se non fossimo gelosi, avidi, ambiziosi… se seguissimo la strada di Gesù, non avrebbero niente da dirci contro. Tutto quello che accade oggi è un richiamo all’ascesi e alla purificazione che dobbiamo vivere concretamente. Spesso non viviamo gli attacchi come invito da parte di Dio a guardare alle radici della nostra fede… senza dimenticare che esistono forze maligne a noi contrarie, ma piuttosto che rispondere a queste forze, vale maggiormente la pena prendere più sul serio il nostro compito di vivere come cristiani.

(Paolo Vites)