“Se Amanda Knox è innocente come dice, venga in aula per la sentenza. Io ci sarò”. A dirlo è Patrick Lumumba, il quarantacinquenne congolese inizialmente coinvolto nell’indagine sull’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher ma poi prosciolto perché risultato estraneo al delitto. “Se è sicura di non entrarci niente – ha aggiunto Lumumba parlando con l’Ansa – dovrebbe venire in aula anche lei ad ascoltare la decisione dei giudici. Ma credo che lei stia scappando”. Dopo l’arresto, il pub che gestiva nel centro di Perugia rimase quattro mesi sotto sequestro, “e questo non mi ha certamente giovato. Miei amici che gestiscono locali simili sono in situazioni diverse, nonostante la crisi. Anche la mia attività di musicista è stata influenzata negativamente: sono finito fuori dal giro”, ha spiegato ancora Lumumba, il quale non ha ancora ricevuto alcun risarcimento economico, né dalla Knox (condannata per calunnia nei suoi confronti), né quelli per ingiusta detenzione, circa 8mila euro che gli sono stati assegnati ma per i quali sta ancora attendendo “che venga deciso il ricorso fatto alla Corte europea per i diritti dell’uomo”.