Il 28 gennaio si festeggia San Tommaso d’Aquino, venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che da quella luterana. Si tratta di uno dei più grandi filosofi e teologi della storia cristiana. Nato a Roccasecca, in provincia di Frosinone, nel 1225, Tommaso era figlio di Landolfo d’Aquino e Donna Teodora, facente parte della dinastia napoletana dei Caracciolo. Fin da piccolo, come da tradizione, fu destinato alla vita di chiesa e soli cinque anni fu inviato come oblato all’Abbazia di Montecassino. Durante la sua infanzia, infiammava la perenne lotta tra Impero e Papato, e Tommaso fu trasferito da suo padre a Napoli per approfondire i suoi studi religiosi. Si iscrisse a 14 anni all’Università fondata da Federico II, e dopo altri cinque anni entrò nell’ordine dei Domenicani. I genitori volevano che lui uscisse dall’ordine dei frati predicatori per proseguire la sua scalata al vertice dell’Abbazia di Montecassino: lo catturarono e lo portarono al Castello di Monte San Giovanni Campano, prima di trasferirlo a Roccasecca. Ma Tommaso non cambiò idea e fu riportato a Napoli: Landolfo e donna Teodora si rassegnarono. Tommaso fu inviato a Roma per motivi di sicurezza, dove conobbe il maestro Giovanni il Teutonico che lo indirizzò a Parigi e a Colonia, dove il giovane studiò le arti e assimilò perfettamente il pensiero del suo insegnante, Fra’ Alberto. A soli 27 anni, Tommaso divenne baccelliere e poté insegnare nella capitale francese, nella quale fu in grado di insegnare liberamente i libri di Aristotele, uno dei suoi fondamenti classici insieme a Platone e Socrate. Nel 1259, tornò in Italia: prima a Orvieto e poi a Roma come maestro reggente, dove iniziò a scrivere la sua “Summa Theologiae” e altri scritti filosofici, economici e morali. Nel frattempo, lavorò anche con la corte papale. In seguito, Tommaso tornò ad insegnare a Parigi, si occupò della Sacra Pagina e commentò il Nuovo Testamento, diventando un autore e scrittore a tutto tondo. Negli ultimi suoi anni di vita, il frate fondò uno Studium generale di teologia a Napoli, su sollecito di Carlo I d’Angiò. Mentre celebrava una messa nella Cappella di San Nicola a Roma, Tommaso non ne poté più: si disfece del suo materiale per scrivere e smise di dettare. Partecipò al Concilio di Lione, convocato da Gregorio X, prima di ammalarsi e morire il 7 marzo 1274 a Fossanova, in provincia di Latina. Il suo pensiero filosofico è insegnato in tutte le scuole.
Secondo Tommaso, l’anima è creata “a immagine e somiglianza di Dio” ed è unica e immateriale. Per lui l’esistenza di Dio può essere dimostrata attraverso cinque vie: ex motu, secondo il quale tutto nasce da un movente primo; ex causa, nella quale ogni essere dipende da un altro, detto per l’appunto causa; ex contingentia, secondo la quale Dio è il necessario assoluto; ex gradibus, dove le cose hanno diversi gradi di perfezione e Dio costituisce quello più alto; ex rerum gubernatione, nella quale Dio governa ed ordina tutte le cose. Solo Dio può stabilire se il mondo è infinito o se è stato creato dal nulla. San Tommaso d’Aquino fu un grande pensatore della Scolastica e vedeva il rapporto tra fede e ragione come un circolo interpretativo secondo il quale bisogna credere per capire e capire per credere. La fede, quindi, è superiore alla ragione, ed entrambe sono dono di Dio. Tommaso fu fatto santo nel 1323 da papa Giovanni XXII e dichiarato dottore della Chiesa cattolica l’11 aprile 1567 da papa Pio V. E’ patrono dei teologi, degli studenti, dei librai e degli accademici.