Il 3 gennaio la Chiesa commemora Santa Genoveffa, patrona di Parigi. La santa nacque a Nanterre, località poco lontana dalla capitale francese, nel 420. Quando aveva poco più di dieci anni fece la conoscenza con san Germano e san Lupo, il vescovo di Troyes, che sostarono nel suo villaggio mentre erano in viaggio verso l’Inghilterra per contrastare l’eresia pelagiana che in quel periodo dilagava oltre Manica. Furono proprio loro a far scoprire alla ragazza la sua vocazione, ma a convincerla anche che poteva servire il Signore rimanendo in famiglia. Germano le donò, come segno della sua consacrazione a Dio, una moneta a forma di croce che la ragazza da quel giorno portò sempre al collo. Genoveffa dunque rimase a vivere con i suoi genitori, entrambi cristiani, ma le ore che dedicava alla penitenza e alla preghiera finirono per preoccupare sua madre Geronzia che un giorno le diede uno schiaffo quando la giovane aveva chiesto con eccessiva insistenza il permesso di recarsi in chiesa. Il Signore castigò la donna provocandole la cecità e per 18 mesi rimase cieca: riacquistò poi la vista lavandosi gli occhi con acqua che la figlia aveva benedetto. Quello fu il primo miracolo di Genoveffa che da quel giorno ridiede la salute a molti malati e suscitò la fede negli increduli. Alla morte dei genitori, la ragazza si stabilì a Parigi presso la sua madrina e si recò dal vescovo della città per ottenere quello che veniva definito “il velo delle vergini”, simbolo della sua consacrazione a Dio. La fede della giovane venne poi messa alla prova dal Signore che la rese paralitica, ma Genoveffa non smise mai di confidare in Lui e quando venne miracolosamente guarita ebbe in dono da Dio la capacità di prevedere il futuro. Genoveffa praticò una vita di digiuno e penitenza e si narra che fino ai 50 anni si cibasse solo due giorni alla settimana, mentre dall’Epifania al Giovedì Santo rimaneva rinchiusa nella sua camera pregando e facendo penitenza.
Questo suo modo di agire scatenò le malelingue che la definivano una presuntuosa e fu proprio san Germano, che nel 447 si trovava di passaggio a Parigi, a prendere le sue difese e a spiegare che l’atteggiamento di Genoveffa era ispirato dall’amore verso Dio. Da quel momento le virtù della santa iniziarono a essere apprezzate e alcune giovani si unirono a lei per fare vita comunitaria. Genoveffa era particolarmente devota ai santi francesi, soprattutto Dionigi, Dénis, come lo chiamavano Oltralpe e Martino di Tours. Per costruire una chiesa in onore di Dénis, Genoveffa si impegnò personalmente promuovendo donazioni da tutte le famiglie parigine. Il nuovo edificio sorse poi inglobando la tomba del santo e qui si recava spesso Genoveffa in preghiera. A Tours, invece, esisteva già un santuario dove la santa volle recarsi in pellegrinaggio e vi operò alcuni miracoli come l’esorcismo di una giovane posseduta dal demonio e la guarigione di una paralitica.
La fama di santità che circondava Genoveffa andava accrescendosi e i parigini si affidarono a lei quando, nel 451, gli Unni condotti da Attila, dilagarono in Gallia. Invece di fuggire, come avevano fatto gli abitanti delle numerose città toccate dall’orda barbarica, si unirono alle sue preghiere e poco dopo giunse la notizia che il generale Ezio li aveva sconfitti ricacciandoli oltre il Reno. La città di Parigi allora era ancora sotto il dominio romano, ma il re franco Childerico I ambiva ad allargare i confini del suo regno e per cinque anni le lotte tra romani e franchi imperversarono nell’area. In quel periodo era divenuto impossibile far giungere i viveri in città, ma Genoveffa organizzò una flottiglia di battelli che, attraverso la Senna, giungevano a Troyes provvedendo agli approvvigionamenti. Una volta terminata la guerra, la Gallia divenne territorio franco con Clodoveo che fu il primo vero re di Francia e con lui Genoveffa intrattenne cordiali rapporti che le permisero di ottenere aiuti per i poveri e gli ammalati e peni più lievi per i prigionieri.
La santa morì più che ottantenne nel 502 e venne sepolta nel cimitero del colle Lucotitius ma, visti i continui miracoli che continuò operare anche dopo la morte, la sua salma fu traslata nella chiesa di san Pietro e Paolo, accanto alle tombe reali. I resti di Genoveffa vennero bruciati durante la rivoluzione francese, mentre la sua pietra tombale si trova attualmente nella chiesa di Saint Etienne du Mont.