La notizia ha fatto poco scalpore. Ci voleva un sito trasgressivo come Dagospia per riprenderla. La Disney si adegua al pensiero dominante, o alla moda, al costume, alla liberazione anelata dei comportamenti, come volete, e sdogana le coppie omo nella sua ultima sit-com pseudofamiliare. 

Succede così: la famigliola felice, quella col giardinetto e la cassettina della posta davanti casa, con i suoi piccoli, banali problemini quotidiani, dà una festicciola per il pargolo, e tra amichetti e amichette arriva pura una vispa bimbetta tutta codini e fronzoli accompagnata dai genitori, come tutti. Solo che si tratta di mamma e mamma. Lieve esitazione del padrone di casa, subito ripulita da cordiali strette di mano e sorrisi accoglienti. Senza enfasi, guai a stupirsi, si tratta di una cosa normale. 



L’America profonda, profondamente razzista, dal suo aedo Walt Disney ha imparato a tollerare i neri (poco alla volta, e senza crederci troppo), che meraviglia se si applica oggi alle nuove famiglie e con la consueta attenzione pedagogica instrada i fanciulli yankees alla comprensione dell’altro, benché appaia diverso. Del resto, il neosindaco newyorkese ostenta una moglie con noti trascorsi lesbici, e le starlette da figurine che incantavano gli scolaretti twerkano seminude sui palcoscenici, come Miley Cyrus, e si esaltano per le aperture della “casa madre”.



Ma abbiamo mai creduto di lasciare impunemente da soli i nostri ragazzi davanti ai cartoons della Disney come per un passatempo innocuo, se non istruttivo? Trovateci una famiglia normale, di più, una semplice famiglia. I protagonisti delle favole, si sa, Biancaneve e Cenerentola, quanto a genitori se la passavano male, ma erano storie di vecchia data. Invece Bambi è marchio di Zio Walt, ed è l’orfano per eccellenza. Che per crescere deve assistere alla morte della mamma, modello da riproporre in altri eroi animati, tipo Aladin, Pocahontas, il vagabondo di Lilli, e Dumbo, Simba…Dalle famiglie si scappa, come Mulan o l’eterno Peter Pan. Non è una famiglia quella degli Aristogatti, la dolcissima Duchessa è una gattina-madre e il suo Romeo se lo trova per strada. Mary Poppins, adorabile zitella, occhieggia agli spazzacamini ma preferisce stare sola, ed è lei a salvare la famiglia svirgolata e ipocrita in cui s’infila. 



Per non dire di Topolino, Paperino & c. Senza famiglia (solo nipoti e parenti alla lontana), senza far famiglia. Formano coppie, ma asessuate, eccetto qualche smack di facciata. Non generano, se non cinismo e moralismo funzionale al potere. Così il papero irascibile, l’anello debole, la rotella che stride; e il topo saccente e irreprensibile, perfezionista, sempre al momento giusto, nel modo giusto. I loro amoretti non scandalizzano i benpensanti di stampo puritano, che seguono lo status quo, lo fanno proprio, quando è diventato pensiero unico. 

Semplicemente lo status quo adesso è cambiato, tutto qui. E poiché la Disney è una casa di produzione cinematografica, piazza prodotti sul mercato, e deve essere attenta ai gusti, alle tendenze. Quindi, i vari gruppi antigay (sono definiti così), campioni del conservatorismo cattolico (sempre loro le pietre d’inciampo) si mettano l’anima in pace, si rassegnino. Quando saranno una minoranza degna di suscitare l’attenzione e la pena, chissà, la Disney li renderà protagonisti di una nuova fiction. 

Già suggeriamo la scena. “Mamma, posso invitare alla mia festa quel bimbo cattolico che ha un padre e una madre? E due fratelli figli degli stessi genitori? Poverino, pensa che la domenica lo portano in chiesa, possiamo farlo svagare un po’?”. Sorrideranno bonari, il babbo e la mamma, e concederanno un sì. Bisogna accettare i diversi, è l’America, il paese di tutti e per tutti, il paese della modernità, del progresso.