Non è la prima volta che si parla di possibili abusi e minacce di tipo sessuale all’interno della caserma militare dove svolgeva la sua attività di addestratore di soldatesse Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie. Come si sa, lo stesso Parolisi ebbe una relazione extra coniugale con una di queste allieve. Si tratta della caserma Clementi di Ascoli Piceno dove è di stanza il Reggimento addestramento volontari. Adesso la Procura militare di Roma ha formalmente accusato il Parolisi di essere uno dei militari che cercavano di abusare delle soldatesse. Lo stesso avvocato difensore dell’uomo ha ammesso che è indagato, anche se lui smentisce ogni accusa. Non è il solo sospetto ad essere indagato per queste accuse, ci sono anche altri suoi colleghi che sono sospettati di avere fatto proposte esplicite alle allievi, ricevendole alla sera fuori orario nei loro uffici. In tutto, oltre a Parolisi, indagati sono otto caporali e tre allieve. Sono state raccolte testimonianze di diverse allieve, una delle quali avrebbe riportato frasi come questa riferendo quello che le veniva chiesto: “Devi offrire te stessa a me e poi agli altri istruttori. Mi devi dire se sei vergine o meno, perché se lo sei devo prendere delle precauzioni, altrimenti devo prenderne altre, ad esempio frustini”. Altre soldatesse ricevevano sms dopo mezzanotte da parte dei caporali invitate ad andare da loro. Ecco un’altra testimonianza resa da una allieva: “Il sottufficiale si è avvicinato a me e mi ha abbassato leggermente la cerniera della giacca della tuta. Io mi sono allontanata riordinando l’uniforme. Vedendomi infastidita mi ha detto che l’aveva fatto perché faceva molto caldo”.



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