Tra i santi che vengono celebrati il 4 gennaio, va posta in particolare evidenza la figura di Sant’Elisabetta Anna Bayley Seton, la cui memoria è fissata dal Martirologio Romano proprio in questa data. Nata nel 1774 nella città di New York, nell’ambito di una famiglia episcopaliana, Elisabetta Anna era figlia di un medico e quindi proveniente da un ceto sociale discretamente agiato. Nel gennaio del 1794, convolò a nozze con un ricco mercante, William Seton e nel corso del matrimonio ebbe ben cinque figli. Quando lo stesso William Seton si ammalò gravemente, i medici curanti dopo essersi consultati a lungo gli consigliarono il trasferimento in Italia, ove avrebbe potuto godere di condizioni migliori per tutelare il suo sempre più precario stato di salute. Sbarcata a Livorno nel novembre del 1803, la coppia fu però costretta adun lungo periodo di quarantena dalle autorità, a causa della epidemia di febbre gialla che si era sviluppata proprio a New York nel frattempo e che consigliava perciò di mettere in isolamento chi arrivava dagli Stati Uniti, in modo da non rischiare l’estensione del contagio. Il periodo in questione fu trascorso in un lazzaretto situato proprio alle porte della città e una volta terminato la coppia ebbe finalmente la possibilità di stabilirsi a Livorno, ricevendo continua assistenza da Filippo Filicchi, il console degli Stati Uniti nella città toscana. In breve, però, le condizioni di William Seton ebbero un brusco peggioramento, che condussero infine l’uomo al decesso, nel dicembre dello stesso 1803. La sua salma venne tumulata nel Cimitero degli Inglesi, mentre la famiglia del console americano cercava di aiutare la vedova in questo primo periodo di lutto. I Filicchi la accompagnarono a far visita alle numerose chiese cittadine, in particolare a quella dedicata a Santa Caterina, oltre che al Santuario di Montenero. Fu proprio in questo modo che ebbe inizio il percorso di avvicinamento alla religione cattolica il quale la avrebbe infine spinta al grande passo e alla conversione. Il sigillo ufficiale di questo processo, venne posto nel corso della celebrazione di una messa nel Santuario di Montenero, che spinse infine Elisabetta ad aderire senza ulteriori indugi al cattolicesimo. Ripartita quindi per gli Stati Uniti nell’anno successivo, ricevette la sua prima comunione nel marzo del 1805, per poi essere cresimata nel marzo del 1806. A questo punto, la donna prese la decisione di trasferirsi a Baltimora, ove entrò in contatto con il vescovo John Carroll, sotto la cui protezione cominciò a svolgere una intensa azione di apostolato nei confronti di donne che erano rimaste senza il marito e dovevano curare figli piccoli, Proprio a favore dei piccoli, si adoperò con grande fervore per la costruzione di molti edifici scolastici in grado di dare ai bambini una educazione e una prospettiva di vita in grado di assicurare loro un futuro più sereno.
Nel giugno del 1809, dette quindi luogo alla fondazione di una comunità, le Figlie della Carità di San Giuseppe, che era in particolare la prima congregazione di carattere femminile fondata sino ad allora negli Stati Uniti. Improntata dalla spiritualità vincenziana, la congregazione si impiantò con grande forza nel Maryland, a Emmitsburg, trasformandosi nel 1812 in Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, sempre sotto la protezione del vescovo John Carroll. Proprio Elisabetta venne naturalmente chiamata a ricoprire il ruolo di Superiora Generale, compito in cui dimostrò tutte le sue capacità e che ricoprì validamente per oltre un decennio, nel corso del quale le Sister of Charity, come sono universalmente note in patria, allargarono sempre di più la loro influenza, adoperandosi con grande energia in una grande opera tesa ad alleviare le condizioni degli indigenti e di chi soffriva per i più svariati motivi.
Anche l’opera di costruzione di scuole, venne portata avanti con grande dedizione, con la costruzione di una rete di istituti parrocchiali i quali ebbero una grande funzione nello strappare alla strada tanti ragazzi che invece ebbero occasione di studiare e farsi una posizione nella vita che assai difficilmente avrebbero potuto raggiungere. Elisabetta Anna Bayley Seton, insieme ad altre sedici consorelle, fece quindi professione di voto perpetuo nel luglio del 1813, proseguendo con ancora maggior ardore la sua missione in favore dei diseredati, senza badare troppo alle sue condizioni di salute, che ben presto si sarebbero aggravate. Morì il 4 gennaio del 1821, quando aveva quarantasei anni. Il procedimento per la sua beatificazione, fu avviato nel corso del 1907, grazie al potente impulso dell’arcivescovo James Gibbons, di Baltimora. La grande funzione svolta fu appurata senza indugio dalla Santa Sede, con la sua proclamazione a venerabile avvenuta nel corso del 1958. Nel marzo del 1963, venne perciò proclamata beata da Papa Giovanni XXIII, mentre la canonizzazione fu opera di Papa Paolo VI, nel 1975, quando lo scultore Felice Mina eseguì la medaglia che la ricorda. È stata la prima personalità degli Stati Uniti in assoluto a ricevere la canonizzazione.