Il caso di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra uccisa il 26 novembre 2010 e ritrovata in un campo agricolo di Chignolo d’Isola il 26 febbraio 2011 continua a tenere banco, rappresentando un tema di primo piano per i mass media. A quasi 3 anni dal suo drammatico ritrovamento, è ancora ignota la mano del killer che le ha tolto barbaramente la vita. In tutto questo tempo si sono sprecate (e sono state raccolte in un inutile fascicolo) le segnalazioni – sono oltre mille – di veggenti, sensitivi e detective improvvisati, oltre a quelle di compaesani che avrebbero voluto fornire spunti decisivi (salvo poi rivelarsi del tutto ininfluenti). Per diverse settimane, per non dire mesi, si è parlato di un fantomatico furgone bianco (la chiave di volta del caso) aggirarsi per Brembate nei giorni precedenti e susseguenti alla sparizione di Yara. C’era chi aveva sentito delle urla femminili provenire dal vano. E recentemente un sensitivo si è presentato in procura per raccontare la propria esperienza extrasensoriale sul luogo del ritrovamento del corpo: l’uomo ha raccontato che l’assassino è un trentenne zoppo. E non è il primo: quando la piccola era sparì una delle tante veggenti che disse la sua, inviò agli investigatori una mappa con il percorso fatto dal rapitore-killer, indicando una piccola cappella con una madonnina che, però, non esiste. Insomma, tutte segnalazioni che non hanno portato a nulla, ma che hanno impegnato molto tempo per gli inquirenti, che le hanno verificate una ad una. Ad oggi l’indagine è ferma al palo, ma si continua a scavare.



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