E alla fine delle vacanze di Natale, a ridosso dell’Epifania, arriva il regalo più bello. La Civiltà Cattolica ha infatti diffuso ieri il resoconto dell’incontro tra il Papa e i Superiori Maschili degli Istituti Religiosi, incontro tenutosi al Salesianum di Roma lo scorso 27 novembre in un contesto di fraternità e di amicizia. Francesco ha colto l’occasione per ascoltare tutti e per rispondere alle domande più disparate dei presenti: dall’identità dei religiosi nel mondo contemporaneo alle nuove vocazioni, dall’inculturazione al rapporto tra Vescovi e Istituti stessi. Si è trattato di un colloquio splendido, che ancora una volta ha fatto emergere tra le righe la Chiesa Europea come una Chiesa vecchia, clericale, ferita da un’ipocrisia a da un rigorismo che nascondono soltanto tanta paura e goffaggine verso il nuovo, il presente, l’attuale. Il Papa non si sofferma mai sul tema, ma le coordinate e le indicazioni che egli offre fanno spesso apparire numerose istituzioni ecclesiali del vecchio continente anni luce indietro, non rispetto al mondo latino-americano o a quello africano, bensì rispetto al cristianesimo. E infatti, sul finire, un’altra affermazione sibillina mette in crisi quel mondo cattolico che ha deciso di lasciar perdere Cristo e il Vangelo per dedicarsi alla difesa della civiltà borghese. Francesco, ci dice il direttore della rivista dei Gesuiti, sta in quel momento parlando delle nuove sfide educative quando ricorda il caso di una bambina molto triste che, alla fine, confidò alla sua maestra il motivo del proprio stato d’animo: “La fidanzata di mia madre non mi vuol bene”. Il Papa si chiede soltanto “come annunciare Cristo” in simili situazioni, ma tanto basta per far arruolare il Pontefice, ancora una volta, tra i paladini dei gay o tra gli “aspiranti eretici”. Eppure basterebbe leggersi il prologo del Vangelo di Giovanni per capire: il Cristianesimo è l’avvenimento di un Dio che è venuto a prendermi diventando come me, facendosi come me. Se si perde di vista questo, ciò che Cristo ha fatto per ognuno di noi, allora tutto si riduce e le parole del Papa vengono lette o come adeguamento della Chiesa alla modernità o come prodromi a pericolose digressioni dottrinali. La verità è che non sappiamo più leggere il Papa alla luce di Cristo. Egli – il Verbo di Dio – è vivo e ancora oggi si serve della Chiesa per andare a prendere ogni uomo, qualunque situazione viva, qualunque cosa abbia fatto. Noi invece stiamo lì ancora a sindacare dove l’uomo debba farsi trovare per essere afferrato da Cristo, quasi che il Signore fosse un’autobus e la Chiesa l’azienda di trasporti pubblici che regolamenta le fermate e i luoghi di carico e scarico. A nessuno di noi Cristo ha chiesto di essere diversi per incontrarci. Egli si è fatto nostro prossimo e ci ha afferrato esattamente dove eravamo. Dio non ha voluto che Zaccheo gli consegnasse l’iban del conto corrente prima di andare a casa sua, né che la Maddalena non esercitasse da “almeno tre anni” per amarla. Gesù non ha chiesto la lettera di congedo al centurione per guarirgli la figlia né si è preoccupato di mandare la Samaritana dalla Sacra Rota a regolamentare il suo attuale matrimonio. Egli li ha semplicemente incontrati e li ha guardati.



Sono loro che hanno fatto il resto, siamo noi che abbiamo capito che cosa dovevamo fare. Se qualcuno pensa che il Papa abbia deciso di cambiare la fede o la morale della Chiesa, aggiornandola o deturpandola a seconda dei punti di vista, non sta interpretando le parole del Pontefice, ma sta semplicemente facendo fuori Cristo, il Suo metodo, la Sua contemporaneità. E se questo è comprensibile per coloro che comunque la Chiesa l’hanno sempre odiata, e che usano Francesco come mascotte del proprio nichilismo, è più difficile da accettare per i battezzati che quella misericordia l’hanno proprio sperimentata. Eppure accade anche questo sotto il Cielo d’Italia. Essere guariti dalla lebbra e dimenticarsi di tornare indietro a ringraziare, dimenticandosi di Chi ci ha guariti e di come Egli lo abbia fatto. Sembra una banale dimenticanza, invece è la testimonianza più solare di quanta strada ci sia ancora da fare. Non per mettersi in regola, ma per lasciarsi davvero abbracciare da Cristo.

Leggi anche

Don Giussani e la ‘rivoluzione di Sé’/ Video incontro Cattolica: “le origini di CL con un gigante della fede”CHIESA/ Da Giussani al “Compendio”, perché la fede diventi vita: l’opera del card. MartinoIL PAPA E LA GUERRA/ Mentre la carne sanguina, il realismo della pace viene solo dal VangeloPAPA FRANCESCO/ Lo sguardo di Bergoglio su ambiente, economia e guerreUCRAINA, RUSSIA, EUROPA/ "Dal corpo di pace alla dittatura Ue, cosa mi ha detto papa Francesco"