Particolare rilievo, tra coloro che vengono celebrati dalla chiesa cattolica il 5 gennaio, spetta a Sant’Edoardo III il Confessore, che fu re d’Inghilterra tra il 1042 e il 1066. Nato a Oxfordshire, nel 1003, era figlio di Etelredo lo Sconsigliato e di Emma, la sua seconda moglie, una principessa normanna. Lo stato di agitazione in cui era calato il regno costrinse i genitori ad inviarlo (a soli 10 anni) nsieme al fratello Alfredo, in Normandia, in modo da sottrarlo ai pericoli incombenti. Nel paese natale della madre, nel castello di Brill, rimase sino al 1041, quando fu richiamato in patria in vista della sua ascesa al trono (nel 1042). L’esilio nel Buckinghamshire era stato decisivo per fargli apprendere quelle doti che gli sarebbero tornate utili nel corso del suo regno: flessibilità, cautela, pazienza e capacità di non cadere nelle provocazioni evitando così pericolosi scontri. Tutte qualità dimostrate durante un regno abbastanza lungo nel corso del quale fu costretto a misurarsi con molti nemici e gravi pericoli, al termine del quale consegnò al suo successore un regno più coeso e tranquillo di quello che aveva ereditato. a sua santità deriva essenzialmente dai comportamenti messi in opera nel corso dei ventidue anni in cui sedette sul trono d’Inghilterra, che spinsero molti osservatori ad esaltarne le gesta, promuovendo un culto che ne accrebbe enormemente la popolarità e spinse molti a considerare la sua una epoca come un’era d’oro. Nelle numerose opere scritte per ricordarne la vita, sono posti in particolare luce i miracoli che fecero seguito alla sua intercessione, la decisione di custodire la castità, la funzione di protettore verso gli indigenti e verso l’istituzione ecclesiale, con un particolare riguardo verso i monaci. Secondo alcuni osservatori, però, il culto verso Edoardo il Protettore è stato anche favorito da particolari interessi, indicandoli soprattutto nei monaci dell’abbazia di Westminster, gli stessi che furono chiamati poi a conservare la tomba in cui furono tumulati i suoi resti terreni. Proprio favorendo l’afflusso verso l’esterno dei racconti sui miracoli e sulla sua santità, essi riuscirono ad incentivare al massimo il pellegrinaggio sulla tomba. Inoltre il fatto che Edoardo fosse normanno per parte di madre, risultò di grande aiuto per gli invasori quando cercarono di avere una legittimazione al loro dominio dell’Inghilterra. Proprio in conseguenza di tutto ciò continuano a sussistere forti dubbi sulla esistenza terrena di Edoardo, a partire proprio dal voto di castità fatto insieme alla moglie Edith, che potrebbe essere una invenzione a posteriori atta a giustificare la mancanza di discendenza diretta.
Così come molti dubbi persistono su alcuni dei miracoli a lui ascritti, a partire dalle guarigioni che avrebbero fatto seguito ai trattamenti con l’acqua in cui il sovrano aveva lavato le mani. Molto più concrete le testimonianza che attestano la bontà delle decisioni prese nel corso del suo regno, la lungimiranza dimostrata nel contrarre alleanze e l’ostinata tendenza ad evitare conflitti, pur essendo sempre pronto a mettere in campo una forza bellica capace di dissuadere eventuali malintenzionati. Tra i pericoli interni, riservò grande attenzione a quella rappresentata dal conte Godwin del Wessex. Proprio per questo motivo, sposò Edith, la figlia, evento che non gli impedì di esiliarlo nel 1051 con tutta la famiglia, quando questi osò minacciare la rivolta, permettendogli poi di tornare in un solo anno, evitando perciò una sanguinosa guerra civile.
Benefattore della sede episcopale di Westminster, fu anche abile nelle decisioni amministrative, salvo che nel caso dell’arcivescovo di Canterbury Stigand, il quale si dimostrò non proprio mosso da intenti spirituali nel suo incarico. Tra le sue scelte, ci furono anche casi di stranieri, che elevò alle cariche più importanti proprio per il suo desiderio di avere uomini dotati di particolari qualità. Grazie alla sua abilità diplomatica, il regno d’Inghilterra rafforzò il rapporto con la Chiesa di Roma. Inoltre rifondò l’abbazia di Westminster, aderendo ad un voto fatto in gioventù, proprio nel periodo in cui era stato costretto a rimanere in Normandia in esilio. In base al voto, qualora la sua famiglia fosse stata reintegrata nei diritti acquisiti, Edoardo avrebbe compiuto un pellegrinaggio a Roma. Impossibilitato a ottemperare al suo proponimento, in quanto non poteva lasciare il tono, chiese al Papa una speciale dispensa, che lo obbligò proprio a fondare un monastero da intitolare all’apostolo Pietro. La scelta della sede cadde su un monastero preesistente, quello di Thorney, situato nella parte occidentale di Londra, cui il sovrano fece donazioni sotto forma finanziaria e di terreni. Ne derivò l’edificazione della abbazia di Westminster, una chiesa romanica dalle grandi suggestioni che contribuì a perpetuarne il ricordo. Proprio mentre erano in corso i preparativi per l’inaugurazione del coro della basilica, le condizioni di Edoardo il Protettore si aggravarono sensibilmente, impedendogli la partecipazione alla cerimonia. Il 5 gennaio del 1066, dopo un rapido decorso, la malattia vinse la sua resistenza e il suo corpo venne sepolto proprio nell’abbazia da lui voluta. I suoi resti furono riesumati nel 1102 in perfette condizioni di conservazione e traslati in una nuova tomba. Non fu la sola traslazione e le sue reliquie sacre sarebbero sopravvissute alla Riforma, arrivando ai giorni nostri come oggetti degni di essere venerati. Edoardo fu canonizzato nel corso del 1161 da Papa Alessandro III come Sant’Edoardo III, detto il Confessore, proprio al fine di distinguerlo da re Edoardo II detto a sua volta il Martire, che era stato il suo predecessore. La canonizzazione avvenne su preciso impulso di re Enrico II. Se la sua festa era stata fissata nel 1689 alla data del 13 ottobre, l’anniversario della prima traslazione, il nuovo Martirologio Romano ha posto la commemorazione in coincidenza con la data della sua morte.