L’Alleanza per la lotta alla Povertà in Italia, cartello di soggetti della società civile, terzo settore, sindacati e istituzioni, presenterà oggi, 14 ottobre, il progetto del Reddito di Inclusione Sociale (Reis). Si tratta di uno strumento pensato affinché si possa dotare finalmente anche il nostro Paese di una misura universale per il contrasto della povertà. Ne abbiamo parlato con Marco Lucchini, Direttore Generale della Fondazione Banco Alimentare Onlus, tra i promotori dell’Alleanza.



Cosa c’è di nuovo in questa proposta?

Innanzitutto, il fatto che per la prima volta l’Alleanza si compone di una pluralità di soggetti di rilevanza nazionale, di diversa competenza ed estrazione culturale. Questo è certamente un rischio, ma anche una grande opportunità, perché finalmente tutte queste culture, da quella di sinistra a quella dei cattolici, le grandi ong e i comuni, si sono rese conto della necessità di adottare una politica di sistema, per la prima volta non settoriale, per contrastare la povertà in Italia, che è un dramma di proporzioni inimmaginabili. Tra l’altro Italia è l’unico Paese europeo, insieme alla Grecia, senza un piano per contrastare la povertà, oggi che il terzo settore è quasi al collasso per l’aumento delle richieste non possiamo più aspettare.



La Rete Banco Alimentare è da sempre in prima linea, com’è cambiata la situazione nel nostro Paese in questi anni?

La situazione è drasticamente peggiorata, se si pensa che negli anni ’90 fu chiusa la commissione povertà perché sembrava inutile e oggi un italiano su dieci non è in grado di provvedere adeguatamente ai suoi bisogni essenziali, prima di tutto l’alimentazione. Cito dati Istat: siamo passati da 2,4 milioni di cittadini in povertà assoluta nel 2007 a 6 milioni del 2013, quindi in pochi anni la povertà è triplicata.

Negli anni i Governi hanno provato a dare risposta a questo dramma adottando misure diverse, Reddito Minimo d’Inserimento Reddito d’Ultima Istanza,  Sostegno per l’Inclusione Attiva, Social Card, tutti tentativi falliti miseramente. Perché questa volta dovrebbe essere diverso?



Perché il Reis è il frutto del lavoro di due anni svolto da persone con competenze tecniche nate dall’esperienza maturata sul campo e da competenze scientifiche, si è deciso di non partire da un foglio bianco ma si sono valutate l’esperienze precedenti, quelle straniere, si sono considerate le difficoltà operativa della realizzazione con l’intenzione di affrontarle. 

Cos’ha di diverso il Reis rispetto agli altri strumenti adottati in passato?

Il Reis non si sostanzia solo in una erogazione monetaria ma in un percorso di accompagnamento dell’individuo in difficoltà, abbracciato nella sua totalità, attraverso l’erogazione di servizi ad esempio per l’impiego, contro il disagio psicologico e/o sociale, per esigenze di cura e altro, che nell’esperienza delle associazioni  sono l’unica modalità di sostegno vero che può aiutare le persone a uscire dalla loro condizione di marginalità. Il Reis verrebbe gestito a livello locale, ai Comuni il ruolo di regia alle altre forze la possibilità reale di co-progettazione, in cui poter esprimere tutte le proprie competenze, con una valutazione anche in itinere, su dati concreti. Per la prima volta non è un piano nato a tavolino per pura propaganda politica.

 

Si tratta quindi di attendere le risposte di governo e istituzioni?

Io sono ottimista, abbiamo lottato tanto in Europa, ma gli aiuti economici per il contrasto alla povertà alimentare sono finalmente partiti, attendiamo solo formale approvazione dalla Commissione europea del nuovo programma operativo finanziato dal FEAD (Fondo aiuti europei agli indigenti). Nel frattempo  il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, su delega del Ministero del Lavoro ha emanato pochi giorni fa un bando di gara per la fornitura di 12,5 milioni di euro (dei 40 milioni anticipati dal governo) di alimenti agli Enti Caritativi, che si vanno ad aggiungere alle risorse del Fondo Nazionale Indigenti. Spero che la lotta alla povertà verrà considerata strategica dall’attuale Governo e che finalmente vengano innovate le politiche di settore superando tutti i particolarismi, partendo dalle esperienze positive già consolidate.

 

Come Rete Banco Alimentare come vi state muovendo in questi mesi?

La situazione rimane difficile, alcuni dei nostri magazzini stanno esaurendo le scorte e le richieste di aiuto sono tante, però c’incoraggia vedere che oltre alle istituzioni anche le aziende, nonostante la crisi, continuano a cercarci, quelle della filiera agroalimentare per recuperare o donare cibo, le altre promovendo giornate di volontariato per i dipendenti così da sostenere la nostra mission. Anche in questi giorni in alcune realtà sono in corso collette aziendali che oltre a donare alimenti favoriscono collaborazione e nuova solidarietà tra le persone. Intanto siamo al lavoro per la prossima giornata nazionale della colletta alimentare che si terrà il prossimo 29 novembre. Come ci ha ricordato il Papa più volte, ognuno di noi può fare qualcosa nel suo piccolo, perché un’alimentazione adeguata è un diritto fondamentale per ciascun uomo.