Rese pubbliche le motivazioni della sentenza di assoluzione di Silvio Berlusconi nel caso Ruby, motivazioni che poi hanno portato alle dimissioni immediate del presidente del collegio della Corte di appello di Milano, Enrico Tranfa. Dimissioni che ovviamente esprimono il suo dissenso verso le motivazioni stesse della sentenza assolutoria. Un gesto che viene indicato, quello del giudice, come senza precedenti nella storia giudiziaria italiana: aver firmato le motivazioni e poi aver dato le dimissioni. La sentenza nel dettaglio dice che Silvio Berlusconi non poteva sapere l’età esatta di Ruby, dunque che fosse minorenne: non esiste adeguato supporto probatorio, si legge, cioè non ci sono le prove. Questo anche se, si legge sempre nella sentenza, è invece provato che nelle serate dove era presente anche Ruby ad Arcore si svolgesse attività di prostituzione. Inoltre nella sentenza si legge che in ordine al delitto di concussione “non vi è prova dell’ascrivibilità a Silvio Berlusconi di una intimidazione costrittiva nei confronti” delle forze di polizia. Insomma non vennero esercitate minacce nei confronti per chiedere l’affidamento di Ruby. Tornando al giudice Tranfa, ha deciso di andare in pensione con quindici mesi di anticipo rispetto al limite di legge.