Su una vicenda di apparente malaeducazione accaduta in una scuola italiana provo a fare l’avvocato del diavolo, in questo caso le due insegnanti.
“Chi uccideresti per primo, tra tuo padre, tua madre e tuo fratello?” è il titolo di un tema dato da due maestre (“alla soglia della pensione” dicono i giornali) ai loro alunni di terza elementare in una provincia piemontese. Non solo: le stesse hanno fatto riferimenti espliciti e incauti (“quando papà si intrattiene con le prostitute lungo la strada”) e chiesto agli alunni massaggi al collo. Le denunce dei genitori, pur provate con registrazioni video dei carabinieri, sono state archiviate dalla Procura, che non ha ravvisato illecito penale. I genitori hanno dato mandato agli avvocati e la guerra continua.
C’è qualcosa di strano, verrebbe da dire. Intanto l’età delle maestre, chiaramente avanzata, per cui è difficile pensare che abbiano compiuto atti così gravi solo adesso. Sono impazzite? E se no, perché non scoprirle prima? Il titolo del tema è duro, non tanto per il riferimento alla morte: i bambini giocano con la morte, e ci sono fior di genitori pronti a puntare il dito e a far da avvocati difensori che poi non si fanno scrupolo di consentire ai figli la visione di programmi o videogiochi in cui ammazzamenti, risurrezioni di cattivi e riammazzamenti vengono sciorinati con quotidiana noncuranza. Un tema del genere potrebbe essere la conclusione di un percorso sull’aggressività, sulla violenza di cui gronda la vita anche dei nostri piccoli, purtroppo.
Rimane quella strana richiesta di “preferire” il familiare da uccidere, sinceramente inspiegabile… La cosa però non è ancora penale. Anche le battute sessuali sono assolutamente inopportune, perfino nel caso, assai probabile, che davvero le maestre abbiano notizia di qualche padre dei loro alunni a caccia notturna di piacere a pagamento. Non dimentichiamo però che viviamo in un paese, anzi in una comunità di stati, l’Europa, che ha prodotto documenti di carattere educativo in cui si istruiscono gli insegnanti a invitare i bambini a masturbarsi, per un rapporto “libero” con la sessualità (ma i genitori l’hanno saputo questo? Qualcuno sì, quando i bambini sono tornati a casa a raccontarlo, come è accaduto a Bologna). Delle due l’una: o denunciamo tutta la Comunità europea o anche queste battute sessuali, pur decisamente grasse, non hanno superato il limite del penale.
Tantopiù i massaggi al collo: il segmento della scuola primaria è ancora a un livello in cui l’affettività è pedagogicamente importante e chi se ne intende sa che certe volte un buffetto, una battuta simpatica o una carezza sulla testa di un bambino sono molto più convincenti a farlo apprendere e sentire al proprio posto a scuola di tanti discorsi buonisti e tante liste di regole o regolette di “convivenza democratica”, che risultano spesso incomprensibili ai bambini. Affettività fisica che è persino teorizzata da certi nuovi pedagogisti.
Ma, in conclusione e uscendo dal ruolo di avvocato del diavolo, proprio qui sta il punto: sulla scuola, sull’educazione, sui bambini, siamo ormai in un completo marasma: lo stesso atto può diventare positivo o negativo, male o bene, sporco o pulito. Che sia un genitore iperprotettivo cacciatore di streghe-maestre, un dirigente iperfiscale o un’insegnante impazzita in odor di pensione, la realtà è che abbiamo perso completamente la bussola. Oltretutto l’informazione è infida, sempre a caccia di mostri e scoop, non si sa quanto attendibile. I casi si montano e smontano continuamente, le ferite invece restano. In questo episodio specifico, la cosa più saggia è fidarsi della Procura: le prove documentali non mancano. Ma per quanto riguarda le basi dell’impegno educativo che l’intera società ha il dovere di assolvere, sembra di essere davvero nell’alto di un mare in burrasca.