Il Papa ha commentato la chiusura del Sinodo, in particolare riferendosi ai lavori avuti nei giorni scorsi. Un commento forte, che non lascia fuori niente e nessuno. Francesco definisce il sinodo dei vescovi un camminare insieme con momenti di consolazione ma anche momenti di desolazione, tensione e tentazioni. C’è stato, ha detto ancora il Pontefice, un irrigidimento ostile senza lasciarsi sorprendere da Dio, così come un buonismo distruttivo “che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici” volendo scendere dalla Croce per accontentare la gente invece di rimanerci sulla Croce per compiere la volontà del Padre. Il Papa però si rivolto anche ai commentatori esterni, dicendo che molti hanno voluto vedere una Chiesa divisa e in litigio dubitando anche dello Spirito Santo: “Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant’Ignazio (EE, 6) se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto e ho ascoltato – con gioia e riconoscenza – discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia. E ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la ‘suprema lex’, la ‘salus animarum’ (cf. Can. 1752)”. Questa è la Chiesa, ha concluso, sposa di Cristo che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla Sua dottrina: “La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l’incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste”.