Nell’avviso di garanzia notificato questa mattina a Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste, si ipotizzano i reati di omicidio volontario ed occultamento di cadavere. Come fatto sapere da fonti vicine all’inchiesta, il provvedimento sarebbe comunque un “atto dovuto” e sarebbe legato all’autopsia sui resti della donna che dovrebbe svolgersi sabato ad Alba (Cuneo). L’esame dovrebbe essere effettuato da Francesco Romanazzi, direttore di medicina legale che ha ricevuto l’incarico dalla Procura di Asti.
Colpo di scena nel caso di Elena Ceste, la madre di quattro bambini scomparsa il 24 gennaio 2014 il cui corpo senza vita è stato ritrovato nei pressi di un canale di scolo nelle campagne dell’astigiano a Motta di Costigliole, a circa un chilometro da dove sorge l’abitazione della donna. Come fatto sapere stamattina durante la trasmissione “Mattino 5”, il marito Michele Buoninconti risulterebbe indagato nell’ambito dell’indagine per la morte della moglie: secondo le prime informazioni, sembra che i carabinieri di Asti gli abbiano consegnato un avviso di garanzia (ma non sono ancora noti gli eventuali titoli di reato) oltre a un avviso in cui viene comunicato che a breve verrà svolta l’autopsia sul corpo di Elena Ceste.
Dalla scomparsa di Elena Ceste molti sospetti di coinvolgimento si sono addensati attorno al marito, sia a livello di ipotesi di inchieste giornalistiche che a livello di puro pettegolezzo. Ma come mai? E quali altre ipotesi sono state sondate? E’ giusto – o quantomeno produttivo – prestare orecchio a questo tipo di dicerie da parte degli inquirenti (soprattutto in un caso di scomparsa)? Alessandro Meluzzi fa un po’ di chiarezza sulla posizione del marito: “Ad oggi non è neppure indagato: non ci sono elementi per poter dire qualcosa, né che sia l’assassino né che sia innocente. Le fantasie e i pettegolezzi ci sono (come sempre), ma mancano le basi reali per sbilanciarsi in entrambi i versi”. Lo psichiatra parla anche dell’eventualità (a cui crede poco) dell’allontanamento volontario: “È un ipotesi che avrebbe bisogno di un minimo di supporto logistico: allontanarsi senza nemmeno portarsi con sé il telefonino e gli occhiali (per un miope) è un’eventualità abbastanza improbabile, a meno di non godere di una copertura, di un appoggio di cui però al momento non si vedono neanche lontanamente i contorni. Visto gli elementi, mi sembra una pista assai debole”.
Il cadavere rinvenuto sabato scorso ad Isola d’Asti appartiene ad Elena Ceste. Il test del Dna si è rivelato fondamentale per dare un nome un cognome al corpo trovato a circa due chilometri dalla casa della madre di quattro bambini scomparsa il 24 gennaio 2014. “E’ stato un omicidio, sono sicura”. A parlare è Morena Deidda, amica di Elena Ceste. La donna, intervistata da L’Unione Sarda.it, esclude categoricamente l’ipotesi suicidio: “No, in quel canale ci sono 10 centimetri d’acqua, non poteva annegare lì. A meno che non si sia tolta la vita in casa, e qualcuno abbia portato lì il cadavere”. Morena racconta di essere stata compagna di classe di Elena Ceste “negli ultimi tre anni delle superiori, al liceo Lagrange di Torino”, ma che finita la scuola le loro strade si sono separate e da anni ormai non si vedevano: “Avevamo organizzato una cena in pizzeria con gli altri ex compagni a settembre – ha detto la donna a L’Unione Sarda.it– ma lei non era venuta per non lasciare a casa i bambini”. Dopo quanto accaduto, anche lei non sa spiegarsi la tagedia: “Un dramma, un grande dramma. Bisognerà chiarire chi è stato; non sono ancora riuscita a chiamare i familiari, ma lo farò oggi stesso”.
I resti in avanzato stato di decomposizione di Elena Ceste sono stati trovati tra la fitta vegetazione intorno a un canale di scolo che i cantonieri del comune stavano pulendo. La zona si trova nei pressi del confine con Motta di Costigliole, frazione di Costigliole dove sorge proprio l’abitazione della donna. Dato l’allarme a seguito del ritrovamento del corpo, sul posto si sono recati i carabinieri della Compagnia di Canelli guidati dal capitano Lorenzo Repetto, il comandante provinciale dei carabinieri Fabio Federici e il medico legale Francesco Romanazzi. Sul luogo del ritrovamento sono stati innanzitutti effettuati dei prelievi del terreno e dell’acqua, per poterli comparare con le tracce presenti sui resti trovati che a loro volta sono stati analizzati. Proprio il dna del cadavere, ha fatto sapere il comando provinciale dei carabinieri di Asti, è risultato “compatibile” con quello di Elena Ceste. Sembra inoltre che nei pressi del canale di scolo, dove l’acqua ha continuato a scorrere in questi mesi, non siano stati trovati altri oggetti di particolare interesse, di valore o indumenti, ma le ricerche sono ancora in corso.
Dopo il ritrovamento del corpo, si è ora in attesa di scoprire se Elena Ceste sia stata uccisa o si sia tolta deliberatamente la vita o meno. Prima ancora che gli esami della scientifica dessero questo esito, IlSussidiario.net aveva contattato Alessandro Meluzzi, che sta seguendo il caso. Nel corso dell’intervista lo psichiatra ci ha detto la sua sulle numerose e false segnalazioni e testimonianza che si sono susseguite in questi nove mesi di indagini, arrivate ore alla svolta. Ecco, dunque, le parole di Meluzzi: “Tutte le testimonianze relative ad Elena Ceste, almeno quelle che sono arrivate all’attenzione della stampa (non so poi se gli inquirenti hanno qualcos’altro per le mani), si sono rivelati dei falsi inconsapevoli. Mi spiego: gli errati riconoscimenti e avvistamenti in casi altamente mediatizzati come questo non sono certo l’eccezione, bensì la regola. Tolti i mitomani, anche chi agisce nelle più buone intenzioni cade in inganno: crede di aver visto qualcosa di utile, mentre in realtà è vittima di un costrutto della loro mente”.
Il test del dna sui resti del corpo trovato nelle campagne in provincia di Asti appartiene davvero a Elena Ceste, la donna scomparsa lo scorso 24 gennaio. Lo fa sapere il comando provinciale dei carabinieri di Asti: il dna è compatibile con quello del cadavere ritrovato il 18 ottobre a Isola d’Asti località Chiappa. La donna, 38 anni, madre di quattro figli. risultava scomparsa da gennaio, un caso che ricorda molto quello di Roberta Ragusa, anche lei scomparsa da casa ormai da anni e per cui ultimamente è indagato il marito. Michele Buoniconti, marito della Ceste, invece non è ancora indagato, mentre risulta difficile pensare che la donna si sia allontanata in modo volontario, visto che non aveva con sé né gli occhiali da vista né il telefonino. Ma l’ipotesi del suicidio rimane ancora probabile.