Il Sud Italia torna ai tempi dell’unificazione. Nel 2013 sono stati più i morti che i nati, appena 177mila: è il dato più basso dal 1861. Secondo il rapporto Svimez, un tale depressione demografia si era registrata sono nel 1867 e nel 1918, dopo la terza guerra di indipendenza e il primo conflitto mondiale. La ricerca, prospetta per il Meridione “uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili”. Infatti, secondo le stime dell’istituto, nei prossimi 50 anni il Mezzogiorno è destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti: alto il rischio desertificazione. La realtà è grigia e gli orizzonti sono neri per un “ Sud sempre più povero, un deserto senza lavoro né figli dove si continua a emigrare e solo una giovane donna su cinque lavora. Basti pensare che nel solo 2013 in 116mila sono emigrati altrove e la famiglie classificate come povere sono cresciute del 40% (tra il 2008 ed il 2013 delle 583mila persone hanno perso il lavoro) con conseguenti devastanti per il Pil italiano, che secondo Svimez alla fine dell’anno calerà dello 0.4% rispetto al -0.3% stimato dal Def.