Yara Gambirasio non è stata uccisa nel campo di Chignolo d’Isola dove è stata trovata morta il 26 febbraio 2011, tre mesi esatti dopo la sua scomparsa. Lo dice all’Adnkronos Ezio Denti, il criminologo investigativo che di recente è entrato a far parte del pool difensivo di Massimo Bossetti, l’uomo che si trova in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso la tredicenne. Denti si dice anche convinto che a commettere l’omicidio siano state più persone e non solo una. “Come avrebbe potuto da solo rapirla, spogliarla, aggredirla, rivestirla, occultarne il corpo per poi andarlo a riprendere, trasportarlo e abbandonarlo in un luogo così accessibile e aperto? – si chiede il criminologo – Non ci sarebbe nemmeno la corrispondenza temporale”. E’ dunque probabile “che qualcun altro sia coinvolto nell’omicidio e ancora resti nell’ombra, coperto dalla schiacciante evidenza di quella traccia genetica che resiste da mesi al centro della scena giudiziaria e mediatica”.



Nuovo capitolo del caso Yara Gambirasio. Gli avvocati di Massimo Giuseppe Bossetti presenteranno entro domani il ricorso contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Brescia che, circa una settimana fa, ha negato la scarcerazione del loro assistito, in prigione dal 16 giugno con l’accusa di aver ucciso la ragazzina. La difesa protesta contro le indagini del Ris di Parma, che ha identificato il dna di Ignoto 1 (complementare con quello del muratore di Mapello) sugli indumenti della giovane, e contro strumenti giuridici adottati dalla Procura di Bergamo: nel mirino la decisione di affidare l’esame dei reperti al Reparto investigazioni scientifiche con lo strumento della delega d’indagine, anziché disporre l’accertamento irripetibile. Ciò premesso, i difensori potrebbero far analizzare i reparti in questione da un proprio consulente, così come il giudice del processo potrebbe nominare un perito: la prova si forma in contraddittorio, nell’incidente probatorio. E ancora, non vengono accettate le motivazioni con cui il Riesame ha ribadito la necessità delle esigenze cautelari.



Nuovi esami verranno effettuati a breve su alcuni peli trovati nel furgone di Massimo Bossetti, in carcere da più di quattro mesi con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Come riportato da L’Eco di Bergamo, il pm Letizia Ruggeri ha affidato l’incarico a Carlo Previderè, responsabile del laboratorio di Genetica forense dell’Università degli studi di Pavia, lo stesso esperto che pochi mesi fa ha analizzato il dna raccolto attraverso il finto alcol test fatto a Bossetti. E’ invece il quotidiano Il Giorno a far sapere che oggi, giorno in cui compie 44 anni, il carpentiere di Mapello ha ricevuto la visita in carcere della moglie e dei tre figli: è la prima volta dal giorno dell’arresto che Bossetti incontra le due figlie femmine. “Ha detto che era il regalo più bello che potesse ricevere”, hanno detto poi i suoi legali.



Massimo Bossetti, l’uomo che dal 16 giugno scorso si trova in isolamento nel carcere di Bergamo con l’accusa di aver rapito e ucciso Yara Gambirasio, compie oggi 44 anni. In occasione del suo compleanno, i familiari gli hanno inviato un messaggio di auguri diffuso attraverso l’avvocato Benedetto Maria Bonomo: “Caro Massimo – scrivono la sorella gemella di Bossetti, Laura Letizia, e i genitori Ester Arzuffi e Giovanni Bossetti – non potendo essere lì con te, io, mamma e papà volevamo con te stringerci in un abbraccio caldo, figlio di un amore profondo che abbiamo verso di te. Tanti tanti auguri Massimo, ti siamo e ti saremo sempre vicini”. E’ stato sempre l’avvocato della famiglia Bossetti a far sapere che la famiglia avrebbe voluto recarsi di persona in carcere, ma non ha potuto “in relazione al numero limitato di visite”. Quindi, “al fine di anticipare maldicenze in ordine alla mancata visita in detto giorno”, hanno deciso di diffondere il messaggio “per dimostrare ulteriormente l’affetto della famiglia a Massimo”.