Esce in questi giorni “Natuzza Evolo. Il segreto di una vita” (Ancora) un libro dedicato alla mistica di Paravati come veniva chiamata. L’ha scritto Renzo Allegri giornalista che ebbe modo di conoscerla nel 1977. Natuzza è poi morta nel 2009. La donna, semi analfabeta perché proveniente da famiglia molto povera, era sposata con cinque figli e sin da quando la conosce il giornalista aveva già fama di avere in lei manifestazioni di fenomeni insoliti. Di lei si interessava la gente comune ma anche scienziati e teologi. Doti che potevano essere descritte come le stesse che hanno i medium e i guaritori, ad esempio leggere nel pensiero, conoscere lo stato di salute delle persone, capire le malattie che li colpivano e che non riuscivano a decifrare neppure i medici. Ma aveva soprattutto capacità di ordine mistico come bilocazioni, estasi, visioni, sudorazioni di sangue, stimmate, “emografie”, e soprattutto affermava di vedere e di parlare con le anime delle persone defunte. Appartenenti alla Chiesa come padre Agostino Gemelli invece avevano di lei giudizio negativo dicendo che la donna doveva essere ricoverata in un istituto per malati di mente. A 15 anni di età la donna venne davvero ricoverata in una clinica per malattie mentali ma venne rimandata a casa perché considerata del tutto normale. Scrive l’autore del libro: “Sorsero intorno a lei movimenti, iniziative benefiche, cenacoli, centri di spiritualità. Le restrizioni ecclesiastiche si ammorbidirono. Anzi vennero dimenticate, come se non fossero mai esistite. Mentre era ancora in vita, Natuzza ebbe la consolazione di incontrare vescovi e sacerdoti che la stimavano, vedere sorgere opere che lei aveva sognato, che le erano state profetizzate dalla Madonna fin da quando era una ragazza”. Una donna che possedeva un grado di santità, dice ancora, con una fede in Dio e nella Chiesa che non sono mai vacillate. Adesso, conclude Allegri, sarebbe il caso di istituire un processo di beatificazione per lei.