Il 6 ottobre la Chiesa ricorda San Magno Vescovo di Oderzo ed Eraclea. I documenti che ci raccontano la vita del santo sono pochi e portano spesso informazioni contrastanti, ma ciò è del tutto comprensibile, visto che Magno visse in uno dei periodi più bui della storia della nostra penisola. La caduta dell’Impero Romano aveva rivoluzionato gli equilibri di Europa, Medio Oriente e Nord Africa e il VI e il VII secolo furono un susseguirsi di invasioni di popoli barbari provenienti dall’est, mentre i Bizantini cercavano di mantenere il controllo del territorio. Battaglie, sanguinose incursioni nei villaggi e saccheggi erano all’ordine del giorno, soprattutto nel Veneto, dove nacque e visse il santo. Magno nacque, sul finire del VI secolo, nell’antica città romana di Altino, oggi chiamata Quarto d’Altino, in provincia di Venezia, ma la città lagunare allora era solo un insieme di capanne di legno sparse sulle diverse isolette, dove avevano trovato rifugio le popolazioni della costa per sfuggire alle orde barbariche. Dopo aver ricevuto un’educazione umanistica ed essere cresciuto nei precetti della fede cristiana, il giovane decise di divenire sacerdote, ma per prepararsi a quella che lui riteneva una missione decise di trascorrere un periodo in eremitaggio. Si trasferì così su una delle 118 isolette che oggi compongono Venezia e ricevette poi il sacramento dell’ordine a Opitergium, l’attuale Oderzo. Rimase per alcuni anni nella cittadina del trevigiano, dove si adoperò per convertire coloro che non avevano ancora abbandonato il paganesimo e si adoperò soprattutto in favore dei poveri. Alla morte del vescovo di Oderzo, Tiziano, divenuto poi santo, egli parve il successore più degno e continuò la sua opera pastorale con grande impegno, ma intanto la situazione del Veneto andava peggiorando. I Longobardi, giunti in Italia nel secolo precedente e insediatisi in Lombardia, premevano ora per strappare il Veneto ai Bizantini. Le città cadevano l’una dopo l’altra sotto la spinta di re Rotari e, all’approssimarsi a Oderzo, Magno prese la decisione di porre in salvo la popolazione portandola su una delle isole della laguna. Seppure i Longobardi fossero cristiani, essi avevano aderito all’eresia ariana, e ciò faceva di loro dei nemici da cui fuggire.L’isola dove si era trasferito Magno e il suo popolo divenne in seguito la città di Eraclea e, una delle prime premure del vescovo, fu la costruzione di una chiesa non solo sulla sua isola, ma anche in quelle vicine. Nacquero così edifici di culto a Torcello e in diverse altre isole e, alcune delle chiese veneziane di oggi, sorgono proprio nei luoghi dove Magno aveva costruito le sue primitive case del Signore. Tra esse ricordiamo San Giovanni in Bragora, San Salvador, Santa Maria Formosa e la chiesa dell’Angelo Raffaele. Proprio a quest’ultima è legata una leggenda che narra che l’angelo apparve al vescovo quando le truppe longobarde stavano avanzando verso Oderzo e gli suggerì il luogo dove portare in salvo la sua gente, ma in cambio gli chiese che costruisse una chiesa dedicata a lui.
Magno morì verso il 670, in tarda età, pare novantenne, ad Eraclea, e il suo corpo venne tumulato nella nuova cattedrale cittadina, mentre il suo culto si diffuse subito in laguna e nelle terre prospicienti la costa. Nel 1206, il doge Pietro Ziani decise di traslare i resti del santo nella chiesa di San Geremia a Venezia perché Eraclea era ormai una città abbandonata e semidistrutta dalle acque. Considerato il secondo patrono della Serenissima dopo San Marco, a Magno furono tributati sempre grandi onori e manifestazioni di fede. Dopo alcuni secoli Eraclea risorta chiese le spoglie del santo, ma le venne concesso solo un braccio che venne traslato all’interno di un prezioso reliquario in oro ricoperto di gemme preziose. Con il passare del tempo e dei dominatori del Veneto, le pietre preziose vennero asportate. Nel 1956 poi i veneziani concessero ad Eraclea di riavere le spoglie di San Magno, che vennero accolte con grande fervore dalla popolazione.