Io non so se in un’altra parte del mondo esiste qualcosa come l’Italia. L’Italia intesa come un’insieme di paesi, piccoli e grandi, con le loro piazze che dicono del piacere di favorire l’incontro. Se dovessi guardare questa piccola Italia con gli occhi di un turista straniero, direi che è una cosa dell’altro mondo. Come lo sono i bar, certi bar che diventano “il” luogo per tutti, dove guardare e farsi osservare. Il prossimo weekend, vivaddio, sarò ospite per tre giorni di un piccolo paese della provincia di Brescia, Castegnato, che già nel nome evoca la castagna, frutto principe di questo mese di ottobre. Sarò lì, perché in questo Comune, famoso per la farina di mais Belgrano, che ha la De.Co. (denominazione comunale), da 19 anni organizzano una kermesse dedicata ai formaggi: Franciacorta in Bianco (www.franciacortainbianco.it).



Proprio così: idealmente alla fine del periodo della transumanza, gli allevatori produttori di caci si ritrovano alla fiera, per vendere i gioielli creati sulle malghe in estate ma, anticamente, lo facevano per incassare la dote per affrontare l’inverno. Dote da spendere nell’ultima fiera prima che il tempo rigido isolasse interi territori. Il bello di una fiera dei caci a ottobre è proprio questo: si assaggiano i formaggi assoluti, quelli ottenuti da un latte ricco di ciò che le vacche al pascolo hanno mangiato, d’estate. Be’ Carlo Fiori, che è uno dei più bravi e storici affinatori d’Italia, sarà lì a raccontare un mestiere, ma certamente parlerà del Bettelmat delle montagne ossolane che nasce proprio da un’erba agostana, la mottolina, che conferisce al latte e quindi al formaggio un sentore particolare. C’è insomma una connessione o meglio un’affinità con il mondo del vino, che è un prodotto fortemente influenzato dal territorio, anche se i produttori di Franciacorta, forse gelosi del loro brand (che sarà ufficialmente la bollicina dell’Expo), non si vogliono mescolare.



Eppure Erbusco come Castegnato, Bagolino come Provaglio sono i paesi del miracolo italiano, che dietro alla scommessa alimentare hanno cambiato il loro modo di essere. Mi viene in mente quando nel 1999 decisi di fare il Salotto del Gusto a Torino, che poi divenne l’attuale Golosaria (la prossima in programma a Milano dal 15 al 17 novembre) quando già s’era affermato il Salone del Gusto di Slow Food. E Carlin Petrini mi disse: “Fallo, perché più messaggi di qualità mandiamo da un territorio meglio è per tutti”. In tempi di crisi, dunque, è vero più che mai che l’unione fa la forza e se un paese come Castegnato sa esprimere un momento di incontro su un tema come quello dei formaggi, meriterebbe alleanze, considerazioni. Applausi. A Castegnato, comunque arriveranno quelli dell’Aspromonte, che saranno il gemellaggio dell’anno, con il Caciocavallo di Ciminà, tra prodotti ospite d’onore. Quindi Gianni Rigoni Stern, che parlerà non solo del rito antico della transumanza, ma anche di un’iniziativa di solidarietà: la transumanza della pace. E poi Federico Francesco Ferrero, il vincitore di Masterchef Italia 2014, sabato sera con uno spettacolo dove dialogherà sul gusto; quindi gli amici del gruppo Àmati!, che diranno perché e come il formaggio fa bene alla salute e infine Diego Bongiovanni, cuoco eclettico dalla Prova del Cuoco di Rai1 che dialogherà col pubblico che desidera imparare. 



Ed io mangerò lo spiedo bresciano, che cucineranno in fiera con la polenta di mais di Castegnato, oppure i piatti tipici dei sei ristoranti convenzionati del paese (menu a 25 euro) come i casoncelli alla bresciana o il risotto ai funghi porcini, il manzo all’olio con polenta di farina di Castegnato o la tagliata di cavallo.

Perché ho scritto questa riflessione partecipata? Perché l’attesa è una bella esperienza, ma soprattutto perché altri Comuni dovrebbero riflettere su come far vivere il proprio paese, sposando, come hanno fatto a Castegnato, un tema che c’entra con una cosa che merita far vedere all’Expo: la nostra unicità. La stessa che connota i paesi.

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