Nove anni fa l’omicidio della figlia, assassinata dal suo convivente condannato in terzo grado a 20 anni di reclusione. E dopo aver intentato una causa civile per ottenere un risarcimento di 5 milioni di euro dall’assassino (il giudice ne ha riconosciuti 250mila che non ha mai ricevuto) le è arrivata venerdì mattina un’ingiunzione di pagamento dalla direzione provinciale di Caserta dell’Agenzia delle Entrate di 7.517, 50 euro in qualità di debitore solidale per le spese processuali. La protagonista della vicenda si chiama Rosa Pulce, napoletana e madre di Carmen, la 31enne sparita nel nulla il 18 giugno del 2005. Per questo delitto fu arrestato a settembre dello stesso anno il convivente della ragazza, Michele Campanile, con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Gli avvocati della donna Angelo e Sergio Pisani parlano di una legge ingiusta e hanno chiesto l’intervento del ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando. «Ci opporremo — hanno fatto sapere — in tutte le sedi anche dal punto di vista morale oltre che formale rispetto a questa ingiustizia». Ne parla il quotidiano “Cronache di Napoli”. Carmen aveva avuto un figlio con Michele Campanile, che aveva tre anni quando la madre è stata uccisa, ed è rimasto in affidamento ai nonni paterni, nonostante la ferma opposizione dei genitori di Carmen. Dalle testimonianze raccolte dagli investigatori, pare che tra la coppia da tempo ci fossero litigi. Poi, tre mesi dopo la scomparsa di Carmen, l’uomo fu arrestato: il giovane colpì in maniera violenta la convivente forse con un oggetto contundente, poi dopo la morte, la portò via in auto. A suo carico le macchie di sangue rinvenute in casa e in auto. (Serena Marotta)



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