Nella giornata del 18 novembre, il martirologio cristiano ricorda la figura di san Romano di Antiochia. Numerosi sono i santi di nome Romano presenti nel calendario liturgico: ma questo in particolar modo è uno dei più venerati, poiché si ascrive ai tempi gloriosi della Chiesa, quando essa non era che ai suoi esordi e quindi veniva crudelmente perseguitata dagli imperatori romani. Uno degli imperatori di Roma che fu più spietato nei confronti dei cristiani e della loro nuova religione fu Diocleziano (244-311 d.C.). Questi era infatti molto fedele al pantheon tradizionale degli dei di Roma, e intraprese le prime persecuzioni già nel 299 d.C. Ma fu dal 303 al 305 che si scatenò quella che viene ricordata come la Grande Persecuzione, di cui rimase vittima anche san Romano, il quale era un fervente diacono della neonata Chiesa di Cristo. Questi si trovava ad Antiochia, ma era originario di Cesarea. San Romano, nato da famiglia benestante e devota al Cristo, esercitava il ruolo di diacono e di esorcista. Ad Antiochia, vide molti dei seguaci della fede del Cristo rinnegarla per via proprio delle feroci persecuzioni che venivano perpetrate dai romani. Spesso accadeva infatti che i cristiani abiurassero il loro credo e si professassero di nuovo fedeli agli dei di Roma, facendo loro sacrifici e innalzando preghiere. San Romano così si impegnò con la sua predicazione affinché nessuno, a causa di minacce corporee o spirituali, compisse un simile sacrilegio, ma rimanesse fermo nel nome di Cristo.
Ovviamente, la sua zelante opera portò frutto e questo non fu apprezzato da Diocleziano, che a sua volta si trovava in Antiochia. San Romano fu quindi arrestato ad opera del prefetto d’Oriente, per ordine dell’Imperatore, e torturato brutalmente. Venne frustato con sferze munite di piombo, le sue carni vennero lacerate fino alle ossa. Ma il suo animo non si piegò nemmeno davanti al martirio, e questo fece andare su tutte le furie il giudice incaricato di interrogarlo per spingerlo ad abiurare la sua fede. Alla fine, fu deciso che san Romano sarebbe stato arso vivo sul rogo, visto che non voleva piegarsi: condotto poco lontano dalla città, fu posto al centro di una pira a cui venne dato fuoco. Ma il Signore volle correre in aiuto del suo figlio fedele, e fece scendere un acquazzone con rovesci di pioggia tali da spegnere le crudeli fiamme che avrebbero dovuto porre fine alla vita del coraggioso diacono.
Ma questo non intenerì il cuore del giudice, il quale, reso anzi ancora più fermo nel suo intento di mettere a tacere la fede di san Romano, ordinò che gli fosse recisa la lingua, affinché non potesse più predicare ed incitare i suoi confratelli. Ma neppure questo empio atto servì a fermare lo spirito indomito di san Romano. Questi, che aveva sempre avuto un difetto di pronuncia ed era leggermente balbuziente, dopo il taglio della lingua, quando gli chiesero il suo nome, rispose speditamente “Io mi chiamo Romano”. Questo nuovo prodigio, ancora più eclatante del primo, non servì a salvare la vita al coraggioso martire, che infine fu strangolato in prigione, dopo mesi di ulteriori torture. Era il 16 novembre. I Greci ne celebrarono fin da subito la ricorrenza il 18 dello stesso mese. San Romano morì nell’anno 304 dopo Cristo; venne inserito tra i martiri di Palestina da Eusebio, che ne scrisse la prima agiografia. In seguito fu il protagonista anche di un panegirico di San Giovanni Crisostomo e di un poema di san Prudenzio.