Per la strage di Capaci è stato dato l’ergastolo a due boss. Si tratta di Giuseppe Barranca e Cristoforo Cannella, e una a 30 anni per Cosimo D’Amato, una a 12 anni per il pentito Gaspare Spatuzza. Il processo è stato celebrato in abbreviato dal gup di Caltanissetta David Salvucci. Per la liquidazione del danno per le parti civili il giudice ha rinviato al processo civile, mentre ha negato la provvisionale immediatamente esecutiva. A Spatuzza è stata riconosciuta un attenuante speciale, quella per i collaboratori di giustizia. Sono quasi le sei del pomeriggio, quando sabato 23 maggio 1992, alle porte di Palermo e nel paese di Capaci, si sente un boato, seguito dal frastuono di allarmi impazziti e dalle sirene spiegate delle auto degli agenti, delle ambulanze, dei vigili del fuoco che si dirigono verso l’aeroporto. A pochi chilometri, lungo l’autostrada che collega Punta Raisi con Palermo, si arresta la corsa di tre auto di grossa cilindrata che sfrecciano, una dietro l’altra, a 150-160 chilometri orari: al volante della Croma che sta al centro, c’è Giovanni Falcone, il giudice antimafia più conosciuto e protetto dello Stato, che approfitta dei fine settimana per tornare nella sua amata città; a destra è seduta la moglie, Francesca Morvillo, anche lei magistrato a Palermo, dietro c’è l’autista, Giuseppe Costanza. Dall’autostrada si intravede Isola delle Femmine, quando alle 17.58, il manto stradale salta in aria: la prima auto si disintegra con i tre uomini di scorta, la parte anteriore della Croma, che viaggia dietro, con a bordo il giudice e la moglie, viene tranciata. Dalla terza macchina di scorta, scendono illesi gli altri tre agenti, che danno i primi soccorsi. Raggiungono ciò che rimane della Croma, il giudice è ancora vivo, è incastrato tra le lamiere: «Se resto vivo, questa volta gliela farò pagare…», sussurra mentre i vigili del fuoco lo stanno soccorrendo insieme alla moglie. Giovanni Falcone, 53 anni, morirà prima che l’ambulanza riesca a raggiungere l’ospedale, la moglie morirà, cinque ore dopo, nella sala operatoria. L’autista, sul sedile di dietro, è salvo. (Serena Marotta)