È davvero sconfortante ritrovare nelle lettere e nelle risposte di Corrado Augias, su Repubblica del 20 novembre, una ideologia talmente forte che non riesce più a vedere la realtà. Mi riferisco al commento alle parole di Papa Francesco sul diritto/dovere all’obiezione di coscienza rispetto all’aborto.
Il titolo poi è un capolavoro: “Il ‘coraggio’ di rispettare una legge”. In effetti è la scelta dell’obiezione di coscienza dei medici a rispettare la legge, visto che proprio la 194 la consente. A non rispettarla sono quei presidenti di Regione che vorrebbero estromettere i medici obiettori dai servizi consultoriali, e forse anche dal servizio pubblico.
Sì, perché secondo questa ideologia la legge va rispettata, ma solo nelle parti che le piacciono…
Così come le parole di Papa Francesco – fortemente coerenti, invece, a tutto il suo magistero, quando difende la vita senza se e senza ma – anche la vita del nascituro, quindi… dove sta la sorpresa? Non mi pare che Augias abbia chiesto lo stesso “coraggio” di rispettare la legge quando alcuni sindaci hanno disobbedito alla legge, decidendo di trascrivere sui registri comunali alcuni matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso, fattispecie che la normativa italiana esplicitamente esclude nella concezione di matrimonio – come anche la stessa Corte costituzionale ha più volte riaffermato. Insomma, anche in questo caso, il coraggio di obbedire alla legge vale solo quando ci piace.
L’ideologia poi non vede nemmeno il principio di realtà: possibile che tutti i medici obiettori siano dei feroci antiabortisti, nemici della libertà delle donne, che vogliono solo lucrare sulla pelle delle donne, tornando a fare aborti clandestini (altra grande leggenda metropolitana riesumata in questi ultimi mesi)?
Possibile che questa scelta così generalizzata (lo stesso lettore a cui Augias risponde, ci ricorda che superano “anche il 90% in alcune Regioni, come il Molise, attestandosi mediamente sul 70%”) non sollevi un gigantesco “dubbio” – o anche uno piccolino – sul fatto che l’aborto abbia qualcosa che contrasta con il giuramento di Ippocrate, e che il medico voglia, per cultura, salvare la vita, e non interromperla?
Ma il dubbio, questo piccolo tarlo, non dovrebbe essere il motore più rilevante del pensiero laico?
E poi, ancora più pragmaticamente: perché nessuno si prende la briga di vedere i dati del ministero sull’attuazione delle legge 194 (una relazione annuale, molto precisa), dove si legge che, Regione per Regione, il numero di IVG per ogni medico NON obiettore è al massimo di poco più di 2 (due, meglio scriverlo anche in lettere) a settimana?
Mi pare che con questi numeri non si ponga proprio, il problema di non riuscire ad ottenere una IVG perché ci sono troppi obiettori.
Mentre si pone il grave problema, ad esempio, che nessuno raccoglie i dati sui motivi per cui si abortisce, e così nessuno lavora per rimuovere questi motivi, nessuno investe sulla prevenzione dell’aborto, per la vera protezione della maternità.
Come peraltro chiede la legge stessa, nella parte che meno è stata attuata: quella appunto del sostegno alla libera scelta della donna di NON abortire. Anche in questo caso, manca il coraggio di rispettare una legge.
Ma questo Augias si guarda bene dal dirlo. Proprio perché c’è dietro un’ideologia.
E che tristezza, in ultima analisi, veder uscire questo articolo nella Giornata Mondiale dell’Infanzia, quando la Convenzione Onu chiede di proteggere i diritti dei bambini “sia prima che dopo la nascita”, come recita il Preambolo del 1989: tenuto presente che, proprio la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1959, “il fanciullo, a causa della sua immaturità fisica e intellettuale, ha bisogno di una particolare protezione e di cure speciali compresa un’adeguata protezione giuridica, sia prima che dopo la nascita”.