Il mondo dei fumetti è sempre stato un’avanguardia nella quale era possibile ritrovare temi di grandissima attualità e spunti di riflessione. Se facciamo una carrellata di tutti i personaggi che hanno riempito la nostra infanzia e che oggi sono prepotentemente ritornati in auge, pensiamo a l’Uomo Ragno, ai Fantastici Quattro, agli X-Man, a Hulk o a Capitan America solo per citarne alcuni, emerge con evidenza quanto sto dicendo. Il patriottismo, la diversità, la ricerca scientifica, l’etica sono soltanto alcuni degli interessanti spunti che è possibile cogliere e che, attraverso la lettura delle storie e la visione dei film tratti da esse, entrano nel vissuto dei giovani e degli adulti.
Una magnifica rappresentazione di questo concetto è senza dubbio il recente “Giorni di un futuro passato”, la storia probabilmente più bella degli X-Men che racconta la saga dei mutanti e la loro battaglia, che ritorna indietro nel tempo, per garantire una pacifica convivenza tra gli esseri umani e i diversi, ovvero i mutanti stessi. Due ore di narrazione appassionante che ha al centro uno dei temi più importanti del momento storico che stiamo vivendo. Quello del dialogo interculturale e dell’accettazione della diversità. Il diverso storicamente fa paura. Perché non lo conosciamo. Perché si comporta in modo differente da noi e ci pone di fronte alla necessita di metterci in discussione e di confrontarci in una prospettiva nuova. Implica la necessità di ripartire da capo e di ripensare la propria vita su basi diverse. Non necessariamente per cambiarla, ma almeno per rendersi conto che poteva essere altro. Ed avere la stessa dignità e valore.
Lo scorso anno, nel corso del convegno di UNAOC (United Nation Alliance of Civilization) svoltosi a Vienna, il Segretario Generale dell’ONU, Ban Kii-Moon ricordava come la maggior parte dei conflitti che oggi tormentano il pianeta siano determinati non da motivazioni economiche o di potere, quanto piuttosto da differenzi culturali, linguistiche, etniche e religiose. “Giorni di un futuro passato” racconta esattamente come il timore della differenza porti alla violenza, al sopruso e al conflitto. E la chiave di volta, nel film come nella vita, sia la fiducia. La fiducia che ha Mystique (una mutante) nel genere umano e che la porta a schierarsi dalla sua parte contro il suo simile Magneto, salvando il mondo da una guerra sanguinosa e sancendo, di fatto, l’inizio di una nuova vita per tutti.
Secondo punto di svolta è l’esempio. Quello di Mystique, ancora una volta, che porta anche gli esseri umani a emarginare i razzisti e gli estremisti. In tutto questo, trovo davvero interessante che Marvel, azienda che sta celebrando il settantacinquesimo anniversario della sua storia, abbia deciso di andare decisamente in questa direzione con l’annuncio fatto a luglio di quest’anno nel quale esprimeva la volontà di far interpretare Thor da una donna e Capitan America da un uomo di colore. Questa scelta è, del resto la logica conseguenza, dell’introduzione nelle storie della casa editrice americana di personaggi ispanici, pakistani, femminili e via dicendo, proprio per enfatizzare questo cambiamento strategico e culturale.
“I fumetti della Marvel – ha dichiarato il direttore Alex Alonso al Los Angeles Times – sono al massimo quando sono in grado di raccontare cosa succede nel mondo in questo preciso momento. Questa è la nostra forza, che risale a Stan Lee (lo storico ideatore di moltissimi personaggi Marvel, ndr), vale a dire la nostra abilità di raccontare le questioni sociali o il tema del giorno attraverso la metafora o il confronto”.
Per fare questo l’azienda sta, ovviamente, anche discutendo sulla situazione al proprio interno. Il numero di donne che lavorano nell’ambiente dei fumetti, per esempio, è sempre stato compreso tra l’8% e il 15% e quello di persone appartenenti ad altre etnie, anche più basso. Per dare un segno concreto di mutamento, anche questi numeri dovranno cambiare. Negli Stati Uniti, un esempio potrebbe essere la regola introdotta da Dan Rooney, proprietario dei Pittsburgh Steelers, e adottata dalla NFL (National Football League) dal 2003 che raccomanda di fare colloqui con candidati appartenenti alle minoranze per ruoli di capo allenatore o ruoli dirigenziali. “Credo – ha dichiarato Alonso – che nei prossimi mesi faremo degli annunci che apriranno parecchie menti e che elettrizzeranno le persone”. In un contesto culturale in cui lo story telling è diventato centrale nella vita delle aziende, delle persone e delle istituzioni, sembra proprio che il fumetto sia destinato a giocare un ruolo di primo piano. Anche così si può costruire un mondo migliore e meno conflittuale. Grazie Stan Lee.