Un’infermiera si faceva fotografare con i pazienti deceduti: pollici alzati, sorriso divertito e smorfie, foto macabre che le sono costate il licenziamento e l’accusa di vilipendio di cadavere. L’infermiera si chiama Daniela Poggiali, 42 anni di Faenza, ed è stata arrestata il mese scorso per il delitto di una paziente di 78 anni, che era ricoverata all’ospedale di Lugo di Romagna (Ravenna). Uccisa con un’iniezione letale di cloruro di potassio, una sostanza killer che viene usata per eseguire condanne a morte. La Procura sospetta che abbia utilizzato lo stesso sistema per uccidere altri 38 pazienti, morti avvenute nel giro di quattro mesi nel reparto dove la donna lavorava. Il movente? “Trae piacere dalla mortificazione del prossimo”, così ha scritto il gip nell’ordinanza d’arresto, che ha anche precisato di non escludere la volontà dell’infermiera di liberarsi dei pazienti difficili da gestire. Le foto sono state scattate con il telefonino di una collega, Sara Pausini, che ora è indagata. «La Poggiali mi chiese di accompagnarla nello stanzino dove vengono portati i pazienti deceduti. Lei era particolarmente euforica e voleva fare una foto vicino al cadavere. Io non ebbi il coraggio di contraddirla, anche perché lei è un tipo vendicativo. Avevo paura e soggezione della Poggiali e non volevo avere difficoltà con lei. Era solita dare purganti ai pazienti, anche solo per mettere in difficoltà le colleghe che subentravano al suo turno. E così ho esaudito il suo desiderio», così ha detto la Pausini ai carabinieri di Ravenna. Tuttavia la collega descrive la Poggiali come una grande lavoratrice. L’infermiera carcerata nega tutte le accuse, anche quella di vilipendio: il suo avvocato, Stefano Della Valle, sostiene infatti che la donna fotografata non fosse morta. Ma la smentita arriva dalla stessa autrice delle foto. (Serena Marotta)