La Corte dei conti ha esaminato le quote che annualmente vengono distribuite ai vari enti con la dichiarazione dell’otto per mille. Ma ha trovato alcune contraddizioni. Secondo la Corte meno metà dei contribuenti indica a chi devolvere la quota, cioè non la indica proprio. Per via però degli automatismi di calcolo, viene detto, previsti nel meccanismo di assegnazione, ecco che la Chiesa cattolica a fronte di un effettivo 37,9% di scelte, è stato dato l’equivalente dell’82,2% mentre allo stato italiano, prescelto solo dal 6,1% dei contribuenti, è andato il 13,3%. Si riceve dunque più di quanto realmente espresso, un meccanismo, dice la Corte, sbagliato “distribuendo anche i contributi di coloro che non hanno espresso preferenze”. Il problema, dicono i giudici, è che i cittadini non sono al corrente di questo meccanismo: non indicando nulla, pensano che la quota resterà comunque allo stato. La Corte ha dunque fatto i suoi “conti”: dal 1990 a oggi la Chiesa cattolica è passata da 200 milioni a oltre un miliardo di euro.