Il 29 novembre è il giorno della commemorazione di San Saturnino di Cartagine, noto martire proveniente dal Nord Africa. Della sua vita terrena ci resta ben poco. Sappiamo che è nato nel III secolo a Cartagine, un tempo grande città nordafricana, ma oggi un semplice sobborgo di Tunisi, capitale della Tunisia. Secondo notizie tramandate dal pontefice San Damaso, Saturnino si recò a Roma per una missione religiosa e fu torturato nel corso della persecuzione dell’imperatore Decio a causa della sua fede ben radicata. Dopo una lunga serie di supplizi atroci e la conversione di Graziano, un feroce tiranno dell’epoca, Saturnino venne decapitato nella via Nomentana insieme al compagno Sisinio sotto l’imperatore Massimiliano. In questo modo, venne universalmente riconosciuto come martire. La sua morte è datata al 29 novembre del 304, dalla quale la data relativa alla sua canonizzazione. Le informazioni sul suo conto sono maggiormente legate alla fase successiva al suo martirio. Inizialmente, il corso di San Saturnino e di San Sisinio fu portato a Toffia, nel 558. Si tramanda che furono trasportati da un carro proveniente da Sant’Antimo, antica città messa a ferro e fuoco dai barbari Saraceni. Una leggenda narra anche che, all’arrivo delle bare nella cittadina reatina, i cavalli si fermarono e le campane suonarono in automatico, quasi come se volessero indicare una determinata chiesa nella quale tumularli. La parrocchia fu quella di San Lorenzo Martire, formata da due cappelle dedicate ai due martiri. La cappella dedicata a San Saturnino fu creata nel 1776 ed era formata da tre altari. Il Santo veniva raffigurato in ginocchio mentre guardava il cielo, in attesa che venisse infilzato dalla spada del boia. Il tutto con sullo sfondo una folla di vecchi e giovani che si stavano dirigendo verso le terme e con due angeli che stavano iniziando a volare. Non mancava, ovviamente, la corona inerente al martirio. Successivamente, San Saturnino da Cartagirone fu sepolto nel cimitero di Trasone, situato nella via Salaria corrispondente all’attuale quartiere romano di Parioli. Le reliquie furono condotte in quel luogo soltanto nell’Ottocento, e il cardinale Filippo Paolucci si occupò della risistemazione dei resti e donò una parte al papa Benedetto XIII. Nel 1949, vi fu una seconda ricognizione effettuata dal cardinale Marchetti Selvaggiani. La Capitale non ha dimenticato San Saturnino e gli ha dedicato alcune reliquie. Saturnino e Sisinio vengono ricordati come due uomini straziati in prigione per lungo tempo, colpiti da numerosi scorpioni e bastoni e quindi bruciati, prima della decapitazione. Oggi il cimitero di Trasone si è tramutato in una serie di catacombe. Oggi i resti del Santo si trovano nella chiesa di San Saturnino, costruita negli anni Trenta e consacrata nel 1940. Un edificio molto semplice per ricordare un martire storico.