E’ morta in un venerdì nero, come il giorno in cui negli Stati Uniti e in Inghilterra la gente dà inizio al grande shopping natalizio. Picchiandosi, spingendosi, facendosi male per portare a casa un televisore ultimo modello a basso costo. E’ il black Friday. Tugce in realtà era già morta. E’ stata uccisa con un pugno violento, violentissimo, alla tempia durante il venerdì di due settimane prima nel parcheggio di un McDonald’s, in Germania. Lei di origine turca; lui, l’assassino, serbo. Il giorno del venerdì nero, Tugce avrebbe compiuto 23 anni, e la famiglia, in quel giorno, davanti alla morte cerebrale dichiarata ha chiesto le fosse staccata la spina.

Sembra di veder passare davanti a noi  tutto il mondo di oggi, in questo venerdì nero. Il multiculturalismo fallito, la violenza senza senso, se mai la violenza ha un senso, lo spreco e l’idolatria a tutti i costi del consumismo. Avere per essere, uccidere per sentirsi vivi.

McDonald’s è un bel simbolo, con quel clown inquietante che fa capolino ai suoi ingressi, così come lo sono gli squallidi e anonimi centri commerciali, delle nuove cattedrali dell’occidente, incapace di accogliere chi viene da lontano e dimenticare là dentro i suoi figli.

Lo shopping compulsivo, il desiderio di avere e di dimenticare allo stesso tempo, la tristezza di un parcheggio di periferia bagnato dalla pioggia di un inverno tedesco, così lontano dalla Turchia da cui erano fuggiti i genitori di Tugce e dalla Serbia da cui erano andati via quelli del giovane assassino.

Tugce, 23 anni, è stata soprannominata l’angelo di McDonald’s: è un nomignolo bellissimo. Ha difeso due ragazzine più piccole di lei che stavano subendo abusi e molestie da un branco di balordi che non le hanno perdonato di essersi intromessa. Uno di loro l’ha attesa fuori del McDonald’s e ha fatto quello che la sua disperata ignoranza gli suggeriva fosse la cosa migliore: vendicare lo sgarbo subito. Un cazzotto in faccia che l’ha ammazzata. Le commesse di McDonald’s intanto, pare, si sono rifiutate di dare un bicchiere d’acqua gratis alla ragazza che stava morendo in quel lurido parcheggio. Avevano paura di essere punite per quel gesto, in un mondo, quello del lavoro, che non sa più cosa sia la comprensione, la tenerezza, l’abbraccio.

Quello di Tugce sembra un martirio, il martirio di un angelo immolato al dio della disperazione. Sembra una storia antica, antichissima, ma è di oggi. Anzi, è di un venerdì, un venerdì molto nero.

Per le strade di Londra e New York intanto, nelle ore in cui un padre distrutto dal dolore chiedeva di staccare la spina al suo angelo, la gente si massacrava di botte per portare a casa computer e televisori. La polizia caricava, la gente si faceva male, qualcuno finiva in carcere.

E’ la follia del mondo occidentale, la follia di un mondo che ha perso ogni idea di bene e di bellezza. 

Per fortuna ci sono ancora angeli. “Nei giardini del paradiso non si entra con i piedi, ma con il cuore” aveva scritto Tugce nel suo ultimo messaggio su facebook. Chissà a cosa pensava, non a un parcheggio bagnato nella pioggia fuori un McDonald’s. Da quel paradiso Tugce adesso guarda tutti i McDonald’s del mondo, anche soprattutto durante i black Fridays della nostra follia. E’ un Cuore come il suo che salverà il mondo.