Papa Francesco non aveva avuto remore nel lanciare una proposta chiara: “Vi invito a fare posto nel vostro cuore a questa urgenza…”. In tutta Italia ieri, sono stati in tantissimi a dire di sì, a spalancare le porte del cuore, a mettere da parte strategie, a lasciarsi vincere da quanto accadeva davanti ai loro occhi. Ieri, nel nostro malandato Paese, è andato in scena ancora una volta il sorprendente spettacolo della carità. Della contagiosa carità, che nel giallo di pettorine e sacchetti è rivissuta in una Giornata Nazionale della Colletta Alimentare diventata maggiorenne, e capace di testimoniare a tutti — volontari e donatori — che si può e si deve sperare contro ogni speranza. Che si può respirare aria di vera libertà.
E non è un caso che tra le esperienze più commoventi ci sono quelle di chi proprio con la libertà si è dovuto misurare, nel bene e nel male. Prendete Junior, 35enne originario del Sud Sudan: ieri era a Milano a incontrare clienti davanti ad uno dei tanti Esselunga, a spiegare quali prodotti comprare, cos’era la Colletta. Ma prima di ieri, questo ragazzo corpulento ne ha passate di tutti i colori: arrivato in Italia su un gommone, sbarcato a Lampedusa, è fuggito per Padova dove i suoi connazionali gli hanno detto chiaro e tondo che l’unica cosa che poteva fare per vivere era spacciare droga. Un primo arresto, un secondo. La terza volta che è finito in cella, in seguito ad una retata, ha iniziato uno sciopero della fame e della sete contro una detenzione che considerava ingiusta. Era arrivato a pesare 35 chili. Trasferito a Milano, l’incontro con Emanuele Pedrolli, dell’associazione Incontro Presenza che fa volontariato in carcere: “Grazie a lui — racconta Junior — sono tornato a vivere e sperare. Il magistrato mi ha dato una libertà condizionata, e ho iniziato a collaborare con l’associazione e con un Banco di Solidarietà di una parrocchia milanese, portando il pacco viveri stabilmente ad una famiglia. Se non era per loro, sarei morto”.
Ieri Junior ha partecipato alla Colletta. Perché? “Perché ho ricevuto tanto, anzi sono stato salvato. E per questo ho scelto di sacrificare la mia vita per chi ha bisogno, ben conoscendo la povertà, e sapendo che tanti vivono nella mia condizione. Direi che è il mio modo per chiedere perdono a Dio. Questo incontro con l’associazione di Pedrolli mi ha toccato dentro: mi piace aiutare gente, mi dà forza, mi dà speranza. Ora sono un uomo libero!”. Non è un miracolo?
La libertà di Massimo di Cesena, invece, passa attraverso cinque numeri: 45504. Sono quelli dell’sms solidale a sostegno della Colletta. Quest’anno, digitare sulla tastiera del sul cellulare le cifre e inviarle, sono stati il modo concreto per dire sì alla Colletta, insieme al fare la spesa.
Il perché ce lo spiega direttamente lui: “Mi chiamo Massimo, sono di Cesena, ho quarantatré anni, una moglie e tre figli. Ho sempre partecipato alla Giornata della Colletta Alimentare in questi diciotto anni, prima come capo équipe poi, condividendo la responsabilità con altri tre amici, come responsabile cittadino. È sempre stata una esperienza utilissima, un gesto esemplare da cui imparare a vivere meglio il lavoro, la famiglia ed il rapporto educativo con i figli. Quest’anno sono stato colpito da una malattia importante e il contributo “fisico e organizzativo” che ho potuto dare è stato praticamente nullo. Le terapie mi fanno sentire, soprattutto nella seconda parte della giornata, molto stanco.
Comunque mi ero preparato il mio piano per la giornata della Colletta: avrei fatto un turno di due ore di prima mattina in un punto vendita, avrei fatto la spesa e poi, stanchezza permettendo, poco altro. Ma martedì arriva la telefonata che mi annuncia che proprio sabato 29 novembre mattina alle 9.00 ho la Tac con contrasto per vedere se i vari tumori che ho in corpo (ormai mi viene da chiamarli per nome tanto gli voglio bene perché sono segno di Cristo) si rimpiccioliscono e se le terapie funzionano. Mi cade il debole castello di carte che avevo costruito. Proprio il 29 novembre! Ma cos’è la Colletta se non fare la spesa e stare al gesto che ti è dato? Quest’anno per me la Colletta sarà fare la spesa nel supermercato dove mio figlio più grande farà il volontario con gli amici dei Cavalieri del Graal (è la prima volta che fa la Colletta senza di me ma con i suoi amici) e aderire al famigerato, a volte boicottato e poco considerato sms solidale. Non lo avevo mai pensato come un gesto importante, ma quest’anno è uno dei due metodi per cui posso aderire pienamente alla Colletta. La cosa che mi colpisce in quello che sta succedendo è che non c’è nessuna differenza tra investire almeno due mesi del tuo tempo per fare in modo che la Colletta sia un gesto curato e bello, e fare “solo” la spesa e/o aderire ad una campagna di sms solidale. La questione è obbedire alla realtà e alla verità che Cristo ti pone davanti. Mentre farò la Tac dirò un rosario per la giornata della Colletta e per i miei amici. Il resto sono chiacchiere e filosofia. Posso fare esperienza di questo solo grazie a mia moglie Silvia, che si è ammalata l’anno scorso, che sostiene che la nostra famiglia sia in una situazione privilegiata. Io non lo capisco ma seguo chi vive meglio e più felice di me”. Non è un miracolo?
Ai miracoli, quelli quotidiani, crede con ferma certezza anche Justine, giovane signora di colore che vive a Verona. L’ha incontrata Orietta, ieri all’ingresso di un supermercato: “Le consegno il volantino — dice — spiegando perché oggi si fa la spesa e chiedendole se può donare qualcosa. Mi dice: ‘Ho solo 10 euro… Non so se riesco devo fare la spesa’. Le dico di non preoccuparsi, di fare la sua spesa. Poco dopo esce e tutta sorridente mi raggiunge e mi dice: ‘Ho fatto la spesa e ho donato qualcosa’. Bene, le dico, ma avevi pochi soldi, cosa hai comprato di bello? Lei mi risponde: ‘Guarda io ricevo sempre qualcosa dal parroco, mi dà biscotti, pasta e tante altre cose, così quando sono entrata a far la spesa ho detto, Dio devi farmi trovare i soldi per fare la spesa per quelli che hanno bisogno. Ho aperto il portafoglio e mi è venuto in mente che metto sempre da una parte, nascosti, 20 euro per la benzina, così con questi soldi ho fatto la spesa per voi!’ Rimango stupita e chiedo: ma li hai spesi tutti? E adesso come fai per la benzina? Mi dice: ‘Domani domanderò ancora a Dio, e Lui mi farà trovare i soldi per la benzina per la spesa e anche un lavoro. Io ricevo tutti i giorni, così ho speso tutto, ho fatto la spesa perché anch’io domani riceverò qualcosa di questa spesa!’ Sono commossa e meravigliata. Justine ha stampato in volto un bellissimo sorriso, per niente preoccupata del domani. Grande Justine, grazie per il tuo grande cuore!” Non è un miracolo?
Sempre a Verona, Laura vive la Colletta con un’allegria contagiosa, che definisce “logica”. E la trasferisce a chi incontra. Alla signora settantenne e a suo marito, commossi per un gesto di gratuità come la Colletta, così come a tutti quelli che incontra: “È lì all’ingresso che c’è il primo sguardo, la domanda fatta in mille modi diversi, ma che suona ‘Vuoi starci anche tu?’. La mia libertà che mi fa stare sulla porta a fare un invito: vuoi ascoltare cosa dice il tuo cuore? dice Laura quasi citando papa Francesco. Una domanda che sfida la ‘libertà dell’altro che ha fretta perché è in ritardo, è lento e ha il bastone perché è vecchio, ha appena parcheggiato la sua bella Audi e non deve comprare niente e ha un impegno, la mammina che ha un bambino in passeggino e uno in pancia, il signore che ha il cane e ha la depressione, è di fretta, deve solo comprare una cosa, ma anche un extracomunitario o una badante… Ho imparato a fare la domanda a ciascuno: perché non ho diritto io di fare la selezione, quindi anche ai ragazzini a caccia di superalcolici: vuoi mettere anche tu qualcosa, basta una scatoletta di tonno, di fagioli… Se vuoi lo puoi fare… C’è un momento in cui capisci, occhi negli occhi, che hai incontrato il cuore di quella persona che proprio non era venuta per la Colletta…. Ma che accoglie la tua proposta. Quindi accoglie il povero. Si fida di te. Di quello che porti. È una Grazia. E ti portano la borsetta con i viveri: la vogliono dare proprio a te e vogliono dartela in mano e hanno gli occhi splendenti e dicono: ‘Ecco, ho fatto’. Mi sembra un miracolo ogni volta”.
E i ragazzotti alla ricerca solo dei superalcolici? “Sono usciti alla chiusura con le bottiglie di vino e birra dicendo che erano senza soldi e li ho sfidati ad aiutarci a caricare l’ultimo camioncino perché eravamo stanchi morti. Hanno detto sì e hanno fatto il passamano”. Non è un miracolo?
A Lecce, infine. Alcuni volontari universitari hanno coinvolto un barbone “di stanza” davanti a quel supermercato dove, con entusiasmo, stavano facendo la Colletta. Lui, come ogni giorno, ha chiesto la sua elemosina, e poi ha fatto la spesa per il Banco. Racconta serafico Francesco: “In realtà, è stato un fatto ancora più semplice di quanto possa apparire. La verità è che le persone attendono qualcuno che le consideri e le guardi in modo diverso, anche solo scambiando una battuta”. Un gesto semplice, dunque. Come la Colletta. Non è forse un miracolo?