Nel giorno 6 novembre, la Chiesa cattolica celebra San Felice di Genova, il secondo vescovo in ordine cronologico nella storia del capoluogo ligure . Va ricordato che la Chiesa genovese, praticamente da sempre, porta avanti una venerazione del tutto particolare per alcune figure di spicco, considerate veri e propri pastori nella fede. In questo prestigioso novero, rientra sicuramente il terzo vescovo della città in ordine cronologico, quel San Siro al quale è stata del resto consacrata la cattedra episcopale della città. Il suo culto, per motivi che non sono mai stati chiariti in maniera sufficiente, riuscì ad espandersi con grande vigore anche in molte zone dell’Italia settentrionale, abbattendo perciò gli angusti confini cittadini, a testimonianza di una notorietà che non è stata scalfita, bensì resa ancora più vasta dall’incedere del tempo.



Il predecessore di San Siro e suo vero e proprio maestro spirituale fu proprio San Felice, di cui pure non si sa molto. Una scarsità di notizie che del resto lo accomuna a molti di coloro che ricoprirono le sue stesse funzioni in quel lasso di tempo. San Felice sarebbe vissuto a cavallo tra IV e V secolo, e trarrebbe gran parte della sua fama proprio dall’avere esercitato grande influenza su San Siro.



Tra le non molte notizie che lo riguardano, vi sono quelle rese all’interno della Storia apostolica di Genova e della Liguria dai tempi apostolici sino all’anno 1838, una poderosa opera di Giovanni Battista Semeria che va a ripercorrere le tappe salienti della Chiesa ligure. In questo libro, l’autore riferisce di come l’operato di San Felice in veste di Vescovo di Genova sarebbe stato premiato da un raggio di luce celeste, evento cui avrebbe assistito lo stesso San Siro, oltre a una cospicua folla, rinvigorendone ampiamente la fama. Morto il 9 di luglio, dopo aver onorato a lungo e nel miglior modo possibile la sua prestigiosa funzione, guadagnandosi peraltro l’affetto della popolazione, le sue reliquie sarebbero state custodite prima nella chiesa dei Santi Apostoli, per poi essere trasferite a San Lorenzo in un secondo momento.



Andrebbe allo stesso tempo specificato come il suo culto sia sempre stato confinato ad un ambito strettamente locale, come del resto testimonia il fatto che il suo nome non venga menzionato all’interno del Martyrologium Romanum. Gli emblemi che lo distinguono sono la Mitra e il bastone pastorale. La sua commemorazione all’interno del calendario liturgico, è stata poi inserita dall’Arcidiocesi di Genova nella data del sei novembre, accomunandolo di conseguenza ai santi Valentino e Romolo, i quali rivestirono la stessa funzione, rispettivamente in veste di primo e quarto vescovo del capoluogo ligure.

Le spoglie mortali di San Felice, San Valentino e San Romolo, hanno poi ricevuto adeguato alloggio all’interno della basilica dei dodici Apostoli, la stessa poi dedicata a San Siro. Quella stessa cattedrale cittadina, nella quale sono ancora oggi custodite alcune delle loro reliquie.