Ormai le relazioni del ministro della Sanità sull’attuazione della legge 194 si accumulano, anno dopo anno, sui tavoli dei parlamentari, ma senza che questo interessi più a qualcuno. Anche i giornali sono piuttosto avari di attenzione. Eppure la somma degli aborti elencati in quel documenti ha superato i cinque milioni e mezzo. Decidete voi quante e quali città equiparare a questa vera e propria coventrizzazione della società italiana…



Eppure il tema è ormai normalizzato e anestetizzato. Merito anche della sapienza comunicativa con la quale viene proposta la rappresentazione del fenomeno aborto. Un esempio arriva proprio dalle relazioni ministeriali che propongono un rassicurante calo continuo ed inarrestabile delle interruzioni di gravidanza. Ed in effetti dal massimo raggiunto nel 1983 (231.061 aborti) ai 102mila del 2013 c’è una bella differenza. Trent’anni per cancellare oltre la metà di quelli che comunque li si voglia guardare sono dei drammi.



Ma è proprio così? Il Movimento per la vita ha presentato il suo ottavo Rapporto, una sorta di controcanto all’ufficialità dell’Istituto superiore di Sanità dal quale emergono dei grossi punti interrogativi. 

Anzitutto, se è vero che i dati assoluti delle Ivg sono scesi, molto di più è sceso il numero delle donne in età feconda, cioè quelle che ragionevolmente possono trovarsi a dover scegliere tra aborti sì o aborto no. Nel 1983 le donne tra i 20 e i 35 anni erano numerose perché nate nel periodo del boom delle nascite, tra il 1948 e il 1963. Nel 2012-13, invece, le donne nel periodo più fertile della loro vita sono nate tra il 1978 e il 1993, cioè al tempo del crollo delle nascite iniziato impetuosamente nel 1975. In soldoni, nel 1983 erano oltre sei milioni e mezzo. Nel 2011 fu effettuato un censimento generale della popolazione italiana dal quale risulta che le donne italiane tra i 20 e i 35 anni erano 4.454.973, con una diminuzione di 2.083.335 rispetto al 1983. Ciò significa che tra il 1983 e il 2011 la popolazione femminile nell’età della massima frequenza di concepimenti è diminuita di oltre il 32%. Come meravigliarsi se diminuiscono anche gli aborti?



C’è poi da aprire un altro doloroso esempio di antilingua: quello della cosiddetta contraccezione d’emergenza. Su questa non serve neppure disturbare gli scienziati (e pure il Rapporto Mpv pubblica un’ampia appendice di dati scientifici): se il concepimento non c’è stato, la pillola del giorno o dei cinque giorni dopo potrebbe anche avere un effetto contraccettivo, ma se la gravidanza è iniziata l’effetto non può che essere abortivo: nessuno conosce le statistiche (e forse chi le conosce se le tiene ben strette) ma su 400mila confezioni del solo Norlevo vendute ogni anno, gli aborti causati non possono non contarsi a migliaia. E tutti doppiamente clandestini perché non contabilizzati e per giunta negati.

Un’altra bugia grossa come una casa che ci viene propinata senza pudore è quella che riguarda gli obiettori di coscienza. Una bugia che è arrivata a convincere anche potenti governatori di Regioni, come nel caso di Zingaretti e del Lazio. Il risultato è l’abolizione coatta del diritto di obiezione. O meglio la purga dei medici obiettori dalle istituzioni pubbliche perché colpevoli di renderle inefficienti e costringere il personale sanitario non obiettore ad un super lavoro. Ebbene sapete quanto lavorano i medici abortisti ogni settimana? Il loro carico di lavoro è mediamente di 1,4 Ivg. Tradotto in tempo possiamo calcolare un paio di ore a settimana. Un super lavoro che vorremmo subire in tanti…

Quindi i medici obiettori non gravano in alcun modo sulla programmazione delle strutture sanitarie. Anzi sarebbero più utili dei loro colleghi non obiettori se i consultori fossero delle strutture fedeli al ruolo affidato loro dalla stessa legge 194: prevenire gli aborti prospettando alle donne soluzioni diverse ed una solidarietà sociale che invece è semplicemente estranea alla sanità pubblica.

L’esempio di quello che potrebbero fare i consultori se indirizzati verso la vita viene dai  350 centri di aiuto alla vita sparsi in tutta Italia. Proprio nel 2013, stesso anno dei dati del ministero, questa rete creata dal Movimento per la vita ha incontrato, sostenuto ed aiutato 60mila donne e sottratto all’aborto 17mila bambini (160mila dal 1975). E nessuna mamma si è mai lamentata di essere stata aiutata a scegliere la vita.

Se tanto si può fare in povertà e senza alcun sostegno pubblico, cosa potrebbe fare lo Stato? Allora sì che il numero degli aborti sarebbe in vera picchiata.