Un ragazzo con un’”indole violenta”, che pensava di fuggire. Lo descrive così il gip Marco Di Muro, il 25enne arrestato per il delitto della fidanzata Federica Mangiapelo, annegata nel lago di Bracciano la notte del primo novembre 2012. Lui continua a dichiararsi innocente e non collabora. Da tutti definito come un ragazzo “antipatico”, nessuna dichiarazione di solidarietà nei suoi confronti. Prima del delitto, aveva un lavoro in un bar e qualche amico, poi il nulla. Chi lo conosce l’ha descritto come una persona introversa, qualche volta aggressiva, ma non violenta. La storia con Federica stava giungendo alla fine perché il ragazzo era diventato possessivo, le impediva di uscire con le amiche e le imponeva anche i vestiti da indossare. Dopo la morte di Federica, per due anni si è chiuso in casa, perdendo il lavoro e gli amici. Stava da solo nella sua camera a Formello. Da sempre indicato dal padre di Federica come l’assassino della figlia. “E’ stato una persona ambigua, era debole con me e aggressivo con la madre di Federica”, ha ricordato il padre della vittima. Poi ad aprile scorso su Facebook il ragazzo ha scritto, rivolgendosi ai genitori della ragazza: «Se un giorno mi andasse di parlare farei uscire i pessimi genitori che siete realmente e neanche mi farei pagare per farmi intervistare, perché io non ce mangio sopra alla morte de mi’ figlia». Nessun commento sulle frasi inopportune, neppure da parte dei suoi avvocati, Cesare Gai e Massimiliano Sciortino. La procura aveva chiesto l’archiviazione del caso, che è stata respinta grazie all’intervento di Andrea Rossi, legale dei Mangiapelo. (Serena Marotta)