Mercoledì prossimo il Papa compie 78 anni ma io, all’Angelus di ieri, ho visto uno Jorge Mario piccolo, massimo di nove dieci anni, in una casa molto povera e modesta. Accanto a lui c’era la nonna: aveva i capelli argentati e lo sguardo paziente e buono di chi ne ha viste tante. Gli ha dato in mano un Gesù Bambino da mettere nel presepe. E negli occhi del futuro Francesco, qualcosa è cambiato. 



Ecco dov’è nato il suo insistere su memoria (la nonna) e speranza (il bambino). Ha imparato molto da quella donna semplice ma di fede profonda. Memoria con il passo lento dei nonni, e io lo voglio tenere a mente perché forse l’anno prossimo non sarà facile, perché la vita non è facile. Lo voglio ricordare perché le voglio trovare subito quelle parole quando avrò momenti difficili e penserò di non avere fede. 



“Avere fede non significa non avere momenti difficili, ma avere la forza di affrontarli sapendo che non siamo soli”. Eccola la nonna: perché con Gesù la gioia è di casa. Non è un passo del vangelo, ma un cartellone in piazza san Pietro. E il Papa prende spunto da lì per l’Angelus. Liturgia e cartellone in piazza: che bello scoprire che per Francesco queste cose stanno bene assieme. Perché Dio si fa carne di neonato e un cartello con il Vangelo di spray sopra, ci sta bene. Memoria con il passo lento dei nonni e con le mani piccole dei bambini. 

Mi piace la fede piccola di questo Papa. Di quella piccolezza che entra nella porta del mio cuore stretto per le mie paure. E così io voglio mettere come tag al mio Natale le parole dell’Angelus di ieri: tenerezza, consolazione, amore, gioia, fede, mai soli, desiderio, felicità, Gesù, tutti, accogliere, missionari, Maria. Speranza con le mani piccole dei bambini, fatte apposta per entrare senza far danni nelle piccole grotte dei nostri presepi. 



Eccoli i ricordi di Papa Francesco che si fanno racconto, preghiera per noi. Parla di missionari della gioia e a me viene da pensare non a terre lontane ma ai nostri salotti, non a selvaggi senza Dio ma ai cristiani, io, che hanno dimenticato la gioia. C’è una nuova evangelizzazione di cui ho bisogno ed è quella della gioia. Cos’è la gioia? Paradiso? Certo. Ma non solo. Di cosa vive? Di un domani felice? Certo. Ma non solo. “Reale e sperimentabile” dice il Papa. 

Sarà che il Presepe assomiglia ai giochi di costruzione. Sarà che le lucine fanno l’effetto dei camini di una volta, quelli attorno a cui si raccoglieva la famiglia. Sarà che Natale vuol dire regali e festa dei bambini. Sarà tutte queste cose, ma a me è dispiaciuto non essere riuscito a prendere il libretto di preghiere che il Papa ha regalato oggi. Mi piace questo Papa che ci regala il rosario e il Vangelo e il libro delle preghiere. E ci dice teneteli in borsa, in tasca. Teneteli. Perché io sono un po’ come lui, ho bisogno di qualcosa in mano, a portata di mano. Qualcosa che mi parli di chi amo.

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