La torta gliel’hanno fatta arrivare in piazza San Pietro. Pannosa, biancoceleste e con candeline annesse. Poi il sorso di mate e la faccenda compleanno è stata liquidata mentre l’intera area tra il colonnato del Bernini cantava “Happy Birthday” in omaggio all’internazionalità della folla pellegrina. 78 anni e un cuore da ragazzino, Papa Francesco, che ha festeggiato il suo genetliaco con una festa gigantesca sotto il cupolone. Un coro di auguri ininterrotto ha accompagnato il giro tra le transenne in giardinetta, costretta più volte a fermarsi per raccogliere fiori, pacchetti e pacchettini, messaggi, bimbi imbacuccati e papaline fiammanti. Con il simpaticone biancovestito che dispensava sorrisi e benedizioni, strette di mano e saluti. Come ogni festa che si rispetti c’erano anche la musica e i ballerini. 2000 tangueros che hanno iniziato a volteggiare a ritmo di Piazzolla (non proprio il preferito di Bergoglio tra i musicisti argentini), capace di trasformare con poche note Piazza San Pietro in una gigantesca milonga, e di agitare l’aria frizzante di una Roma inaspettatamente soleggiata con un soffio di “vento pampero”. 



Bella giornata per il Papa, bello davvero un compleanno festeggiato così, bella la piazza diventata un gigantesco abbraccio al successore di Pietro in là con gli anni ma ancora straordinariamente vitale. Belli i messaggi arrivati dai grandi e dai piccoli del mondo, dal presidente Napolitano alla Conferenza episcopale iItaliana, eppure tutto ciò per Francesco è poco più che coreografia. Sono altri gli anniversari che contano per lui. Come ha ben ricordato domenica scorsa, incontrando i bambini del catechismo nella parrocchia di San Giuseppe all’Aurelio, comunità di periferia sulla Boccea, l’arteria che collega le borgate ad ovest della Capitale con il centro. 



Scherzando con loro, prima di celebrare la Messa e passare il pomeriggio come un buon parroco tra riunioni con il consiglio pastorale e confessioni, ha ribadito che le date inchiodate nella memoria sono quelle del suo battesimo e della prima comunione. A 78 anni ricorda ancora l’entrata in chiesa con le “mani incollate”, il digiuno severissimo comprensivo di acqua, Suor Dolores che aveva preparato lui e i compagni. E soprattutto rivive con gli occhi lucidi il momento in cui lui e Gesù “sono stati una cosa sola, uniti”. 

Sono quelle le date che contano. I compleanni dei sacramenti, dell’essenziale alla vita. Perché sarà ben importante il momento in cui vieni al mondo, gli istanti che ti catapultano nel tuo destino, il bagliore della luce e il pianto, l’odore della madre e la pelle ancora viscida di placenta, ma ancora più importante è ciò che rende quella vita eterna, ciò che strappa alla morte, il momento che ti consegna a Cristo e quello che ti unisce a lui nella carne. 



Il battesimo, per Bergoglio, è l’atto che regala giovinezza. La santa comunione la possibilità di cibarsi di Gesù. Cose che uno non dimentica, come il giorno in cui è stato ordinato sacerdote, in cui è diventato padre e pastore. Sono queste le date da celebrare, per Papa Francesco, magari anche con festoni, torta e candeline. Per cui il giorno di Natale oltre al panettone, facciamogli doppi auguri. Nel 1936, il 25 dicembre nasceva come sempre Gesù, ma veniva battezzato anche il piccolo Jorge Mario, nella Basilica di San Carlos Borromeo e Maria Ausiliatrice, nel barrio Almagro di Buenos Aires.

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