Lunga intervista all’arcivescovo di Milano Angelo Scola sul Corriere della sera oggi. Molti i temi trattati ad esempio il recente sinodo dei vescovi. A proposito della discussione sulla comunione ai divorziati risposati, ha detto, non ci sono le ragioni adeguate di una posizione “che da una parte afferma l’indissolubilità del matrimonio come fuori discussione, ma dall’altra sembra negarla nei fatti, quasi operando una separazione tra dottrina, pastorale e disciplina. Questo modo di sostenere l’indissolubilità la riduce ad una sorta di idea platonica, che sta nell’empireo e non entra nel concreto della vita”. L’arcivescovo al proposito pone un problema educativo, come fare a dire ai giovani di oggi per il quale il concetto di per sempre è molto difficile, che il matrimonio è indissolubile se sanno che c’è sempre una via di uscita? E’ stata comunque una bella discussione quella tenutasi al sinodo, dice che ha permesso di rafforzare l’attenzione ai divorziati risposati. Il Papa non cambierà certo la dottrina della Chiesa ha detto. A proposito di famiglia, ha detto che “è chiamata a testimoniare la bellezza di affrontare con lo sguardo della fede il quotidiano: affetti, lavoro, riposo, dolore, male, procreazione e educazione, costruzione di vita buona. Insomma, a fare davvero un’esperienza di Chiesa in uscita da se stessa”. Di papa Francesco sottolinea stile e contenuti nuovi, lui, dice, arriva dall’esperienza latino americana che ha una cultura e una teologia di cui gli europei non sanno praticamente nulla: pone l’accento su aspetti che noi “eravamo abituati ad affrontare con una modalità più borghese”. Sul tema di matrimoni gay, gender e famiglia, dice che la Chiesa non può esonerarsi da prendere posizioni pubbliche e proporre le leggi che essa ritiene migliori: “Oggi il rischio più grave è distruggere la filiazione attraverso l’utero in affitto, che significa mettere al mondo figli orfani di genitori viventi, con l’enorme carico di problemi che questo sta già producendo”. Infine una domanda di politica, l’alleanza fra Salvini e Le Pen. Risponde dicendo che si tratta di capire il suo progetto ma che non si può negare che la gente abbia paura del fenomeno migratorio, del rapido incrocio di stili di vita così diversi. La paura però, spiega, è cattiva consigliera: bisogna dare le ragioni per superarla. “Se invece la paura viene cavalcata diventa rabbia e la rabbia è terreno fertile per l’ideologia”.