Continua anche oggi l’interrogatorio di Francesco Schettino nell’ambito del processo per il naufragio della Costa Concordia. Parlando ieri del perché avesse eseguito quella rotta così vicina alle coste, Schettino aveva detto trattare di prassi normale fatta per motivi commerciali, cioè per impressionare favorevolmente i passeggeri e che per fare ciò non è necessario chiedere alcuna autorizzazione alla compagnia. Oggi ancora interrogato, Schettino ha risposto alle domande sul suo tardivo allarme dicendo che come comandante lui, sulla nave, è la prima persona dopo Dio. Come dire, il comandante fa tutto ciò che vuole senza chiedere a nessuno. Al perché non abbia dato immediatamente l’allarme, ha risposto: “Volevo far arrivare la nave più possibile sotto l’isola, altrimenti se avessimo dato i 7 fischi brevi e uno lungo, con le vibrazioni che c’erano state, la gente si sarebbe buttata in acqua”. A suo carico l’accusa ha chiesto una condanna che sia maggiore di venti anni di carcere.