L’Ordine dei giornalisti di Sicilia “invita tutti i colleghi che stanno trattando la tragica vicenda che ha purtroppo visto come vittima, a Santa Croce Camerina, il piccolo Loris, a rispettare in maniera rigorosa le norme deontologiche, in particolare quelle poste a tutela dei minori indirettamente coinvolti in questa bruttissima storia”. L’Odg scrive in una nota che, “pur dando atto della notevole professionalità mostrata, in generale, dai tanti giornalisti chiamati a seguire questa delicatissima vicenda”, su alcuni siti internet, agenzie di stampa, emittenti televisive e quotidiani nazionali “è stato diffuso, in maniera semplicemente irresponsabile, il nome di battesimo del fratellino di Loris, un bimbo di appena quattro anni, tutelato dalla Carta di Treviso e da tutti i documenti deontologici posti a garanzia dei soggetti deboli”. Viene anche invitato l’Ordine nazionale ad intervenire “nei confronti delle numerose trasmissioni televisive che si stanno occupando del caso su una serie di emittenti, per evitare che venga rimesso su il baraccone della tv del dolore, delle minuziose ricostruzioni in studio, dei particolari truci, dei tuttologi pronti a vivisezionare fatti di cui conoscono poco o nulla, di interviste e accesi dibattiti sul niente, che hanno il solo effetto di uccidere altre mille volte il piccolo Loris e, di conseguenza, di ferire a morte la nostra professione, già in crisi per mille altri motivi”.
La polizia sta effettuando un sopralluogo con due auto sul percorso compiuto dalla madre di Loris il 29 novembre scorso, il giorno in cui il bambino di otto anni è stato ucciso. Le vetture impiegate sono una Opel Astra bianca e una Giulietta grigia della polizia: proprio su quest’ultima c’è anche Veronica Panarello, la madre di Loris, insieme a un cameraman che sta riprendendo la strada. La donna ha detto che quella mattina si è recata a Donnafugata per un corso di cucina. “Sì è vero, stiamo verificando dei percorsi”, ha detto all’Ansa l’avvocato Francesco Villardita, legale della famiglia Stival.
Non convince del tutto la versione fornita da Veronica Panarello, 25 anni, madre di Loris Stival, il bimbo di otto anni ucciso sabato scorso nel Ragusano. Come emerge anche dai verbali degli interrogatori diffusi da poco, il suo racconto presenterebbe alcune incongruenze: in un primo verbale la donna afferma di aver partecipato per tutta la mattina di sabato a un corso di cucina che si è tenuto al Castello di Donnafugata, “dove sono rimasta fino a mezzogiorno”, mentre in un secondo verbale dichiara di aver lasciato il figlio più piccolo e di essere poi “tornata a casa per sbrigare delle faccende domestiche. Alle 9.15 sono uscita di casa e sono andata al Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino alle 11.45”. Come riporta il Corriere della Sera, il gestore del ristorante non si ricorda di lei ma alcune dimostratrici presenti la avrebbero notata.
Loris Andrea Stival, il bambino trovato morto il 29 novembre in un canalone di Santa Croce Camerina, nel Ragusano, è stato strangolato con un laccio. E’ quanto emerge in questi minuti dagli esami autoptici effettuati sul corpo del bambino di otto anni: il cadavere presenta anche graffi al viso e al collo che sarebbero stati provocati proprio dal laccio utilizzato per ucciderlo. Intanto è in corso un nuovo sopralluogo in contrada Mulino Vecchio: gli investigatori sono tornati poco fa nel luogo dove sabato scorso è stato scoperto il cadavere di Loris.
“Basta alle voci da cortile e alle bugie, ci hanno feriti e uccisi”. A parlare sono Veronica Panarello e Davide Stival, i genitori di Loris, il bambino ucciso sabato scorso a Santa Croce Camerina. La coppia, intervenuta sulle colonne del quotidiano La Sicilia, afferma di avere “piena fiducia nella magistratura” e chiede “rispetto per una famiglia che soffre”. La donna ha anche confermato la sua versione, sulla quale gli investigatori sembrano nutrire qualche dubbio: “Quella mattina Loris l’ho accompagnato vicino alla scuola. Era uscito di casa assieme a me e al fratellino, siamo arrivati in macchina e l’ho lasciato. Poi, all’uscita sono andato a prenderlo e non c’era più. Le cose sono andate così, questa è la verità”, ha detto Veronica Panarello.
“Loris era un bambino normalissimo come tanti altri perfettamente integrato nella classe e aveva ottimi rapporti con i docenti e con i compagni”. A parlare è Giovanna Campo, la preside della scuola elementare di Santa Croce Camerina frequentata dal bambino di otto anni ucciso sabato scorso. “Agli investigatori abbiamo consegnato i disegni di Loris e tutto il materiale che era in nostro possesso – ha detto ai microfoni di Sky Tg24 – Ho dato anche il registro di classe per verificare il numero delle assenze, che comunque erano minime, la sua era una frequenza regolare”. La dirigente scolastica ha spiegato anche di aver conosciuto i genitori di Loris: “Per me erano persone normali, non ho mai avuto nessun sospetto nella maniere più assoluta. La famiglia era presente e partecipava alla vita scolastica del bambino”.
C’è un nuovo indagato per l’omicidio di Loris Andrea Stival, il bambino di otto anni trovato morto sabato scorso in un canalone a Santa Croce di Camerina. Lo ha fatto sapere il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia: “Per adesso non possiamo dire chi sia – ha spiegato – ma i reati restano quelli di sequestro di persona e omicidio”. Dopo aver perquisito la casa dei genitori di Loris e aver messo in dubbio la versione fornita dalla madre, gli investigatori sono entrati questa notte anche nell’abitazione di Orazio Fidone, il cacciatore che il 29 novembre ha trovato il corpo del bimbo. L’uomo è stato il primo a essere iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Ragusa, ma come “atto dovuto”. “Che ci siano attività in questo momento non vuol dire che si stia indagando una singola persona. Tali attività servono per l’acquisizione di elementi utili per il prosieguo delle indagini”, ha aggiunto il procuratore Petralia riferendosi alla perquisizione effettuata nell’abitazione dei genitori di Loris “per l’acquisizione di elementi che potrebbero rivelarsi utili al proseguimento delle indagini”. Dalla casa sono stati infatti portati via “diari e quaderni, utili a comprendere la personalità del piccolo”. La madre dunque non è indagata.