La casa costruita sulla roccia o sulla sabbia del Vangelo è stato lo spunto scelto oggi da Francesco per l’omelia alla Casa Santa Marta. Essere parte di una famiglia cattolica, di una associazione o anche un benefattore non basta, ha detto, se non c’è sostanza, se non si segue la volontà di Dio: molti cristiani crollano alle prime tentazioni perché hanno costruito sulla sabbia. Nel popolo di Dio invece ci sono molti santi, non solo quelli riconosciuti come tali dalla Chiesa, ma uomini e donne che mettono in pratica l’amore di Gesù nella vita quotidiana. Gente, ha spiegato, che ha costruito la loro casa sulla roccia che è Gesù. “Pensiamo ai più piccoli, eh? Agli ammalati che offrono le loro sofferenze per la Chiesa, per gli altri. Pensiamo a tanti anziani soli, che pregano e offrono. Pensiamo a tante mamme e padri di famiglia che portano avanti con tanta fatica la loro famiglia, l’educazione dei figli, il lavoro quotidiano, i problemi, ma sempre con la speranza in Gesù, che non si pavoneggiano, ma fanno quello che possono” ha detto. Aggiungendo quei preti che si vedono poco ma lavorano tanto in parecchia. C’è tanta santità nascosta nella Chiesa, anche se siamo tutti peccatori: “E anche alcune volte qualcuno di questi cristiani fa qualche peccato grave, ma si pentono, chiedono perdono, e questo è grande: la capacità di chiedere perdono, di non confondere peccato con virtù, di sapere bene dove è la virtù e dove è il peccato. Questi sono fondati sulla roccia e la roccia è Cristo. Seguono il cammino di Gesù, seguono Lui”. Ha quindi citato San Benedetto quando ha detto che l’uomo sarà pasto per i vermi se non abbiamo questa fondamenta. Concludendo: “In questo tempo di preparazione al Natale chiediamo al Signore di essere fondati saldi nella roccia che è Lui, la nostra speranza è Lui. Noi siamo tutti peccatori, siamo deboli, ma se mettiamo la speranza in Lui potremo andare avanti. E questa è la gioia di un cristiano: sapere che in Lui c’è la speranza, c’è il perdono, c’è la pace, c’è la gioia. E non mettere la nostra speranza in cose che oggi sono e domani non saranno”.