La LyondellBasell è una multinazionale che produce e trasforma propilene, polipropilene ed altre diavolerie. Una delle sue tante sedi sparse qua e là per l’Europa è a Brindisi: la situazione è quella che è, i risultati economici sono negativi, il mercato non tira, bisogna ridurre i costi, spingere alla competitività tagliando personale in esubero… Solo che in esubero su 132 dipendenti c’era solo lei, chiamiamola Anna, 52 anni, da 25 in servizio, appena uscita da una devastante percorso purgatoriale nella malattia. Cancro, al seno. 



Non rientra nei piani economici, insomma, e glielo dicono per lettera, proprio sotto Natale, così ha tempo per spedirne un’altra al vecchietto vestito di rosso, chissà che le dia lui la salute e un nuovo lavoro. Che ha fatto mai, la signora Anna, per godere del provvedimento che rientra nella ristrutturazione dell’area finance? Tutti assicurano, nulla. 



Qui non si discute, e ce ne sarebbe, dell’apri e chiudi di aziende che non hanno più voglia di scommettere sul nostro paese, aziende come l’americana LyondellBasell, appunto, che ha già chiuso a Terni, e tagliato pesantemente in altre città italiane. Toccherebbe al ministro delle Attività produttive, e magari alle politiche economiche del governo, fare in modo che ci si fidi dell’Italia, dopo aver goduto di facilitazioni e profitti tali, di solito, da compensare anche i periodi di magra. Toccherebbe magari smetterla coi proclami sul rilancio, puntare sull’ottimismo della volontà, ma frenando quello della ragione. 



Ma torniamo al caso di Anna, e sgombrati i sospetti possibili sulla sua scarsa produttività, che sarebbe stato peraltro giustificata, resta una sola possibilità a spiegare il subitaneo licenziamento. Con una spada di Damocle sul capo, come malata oncologica, Anna avrebbe lavorato meno, e per poco. Avere sul groppone un lavoratore che non rende il dovuto non è sensato, non risponde ai criteri di efficienza e rendimento aziendale. Poco importa che la signora Anna fosse rientrata in servizio prima possibile, che non avesse neppure voluto usufruire di un legge, la 104, che tutela i malati o i familiari di malati gravi. 

Venticinque anni di servizio, e nessun invito alla festa dei dipendenti più fedeli. Venticinque anni di servizio, e i saluti, senza neppure un grazie. Forse i burocrati d’oltreoceano che scorrono dati e vite sui tabulati non sapevano. Strano, però, che la ristrutturazione abbia colpito soltanto lei. Com’è strano che non vengano rinnovati i contratti alle ragazze che aspettano un bambino, che sopra i cinquant’anni non si sappia più dove collocare esperienza e competenze. Purtroppo non è strano per niente. E’ terribile che provvedimenti lesivi dei principi e della dignità vengano anche spiegati con  dichiarazioni del tipo: “La nostra politica è non entrare in dettaglio delle singole storie dei dipendenti”. Questo scrive l’ufficio stampa.

Ma certo: non ci importa sapere se chi lavora per te è single o sposato o separato o omosessuale; se è cattolico o buddista; se è italiano o la sua famiglia è romena, indiana o ebrea. Lo dice la nostra Costituzione, ci mancherebbe. Ma se uno è malato, e malato grave, ci deve importare eccome, della sua storia. Ci deve premere la sua vita, dobbiamo sostenerlo psicologicamente, facilitarlo in tutti i modi, con riserbo e garbo renderne partecipi i capi e i colleghi, appoggiarlo economicamente. Si fa così con le persone. Altre logiche appartengono all’uso dell’uomo come strumento, come valore di mercato, finché risponde alle sue leggi. 

Dunque, vali se rendi. E mi spiace per gli indignati, davanti alla vicenda ingiuriosa della signora Anna. Vale per i bambini selezionati in utero, dopo accurato esame del dna; vale per i bambini abortiti, perché portatori di malattie considerate invalidanti; vale per i vecchi che non servono più a nulla, neppure per essere ascoltati, cui si suggerisce la buona morte come orgogliosa libertà. 

Io valgo, dice la réclame di una famosa ditta di cosmetici. Valgo perché sono. Valgo perché sono creato. Valgo solo per il fatto di esserci, così come sono. Oppure anche la LyondellBbasell ha tantissime giustificazioni per licenziare i soggetti deboli alle sue dipendenze, senza preoccuparsi troppo dell’etica. Ne abbiamo fatto strame, di un’etica staccata dalla persona. Sono certa che alla  LyondellBasell stanno preparando una raccolta fondi per qualche sperduto villaggio africano. Che la mensa offre menù bio e che tutti sanno perfettamente come fare la raccolta differenziata per riciclare gli scarti. Purtroppo le persone non si riciclano in polipropilene.