La Corte Costituzionale ha bocciato la legge Fini-Giovanardi che equipara droghe leggere e pesanti. Secondo i giudici, la norma era stata inserita con un emendamento nella conversione di un decreto sulle Olimpiadi invernali di Torino del 2006, violando così l’articolo 77 della Costituzione. La decisione della Consulta fa dunque tornare in vigore la legge precedente in materia (la Iervolino-Vassalli) che prevede pene più lievi per le droghe leggere. A sostenere l’incostituzionalità della Fini-Giovanardi è stato Giovanni Maria Flick, ex presidente della Consulta ed ex ministro della Giustizia, secondo cui il legislatore “non si è limitato a ricomporre e eventualmente rimodulare diversamente gli oggetti normativi iscritti nel corpo del decreto legge, ma ne ha completamente trasfigurato le sembianze”, creando “un prodotto normativo completamente nuovo, al di fuori di qualsiasi rispetto dei limiti costituzionali del proprio compito”. E’ stato invece Stefano Anastasia, presidente della “Società della Ragione”, a stimare che circa 10mila detenuti “potrebbero beneficiare della bocciatura della legge”: tra questi, “non solo chi é in custodia cautelare, ma anche i condannati in via definitiva, che potrebbero chiedere un incidente di esecuzione per la rideterminazione della pena”. Non l’ha ovviamente presa bene Carlo Giovanardi, senatore del Nuovo Centrodestra e promotore della legge, che abbiamo contattato per un commento.
Senatore, come giudica quanto deciso dalla Consulta?
Francamente mi ha sorpreso. La legge è entrata in vigore nel 2006, otto anni fa, e nessuno dei tre governi che si sono succeduti, oltre a quello attuale, ha mai preso alcuna iniziativa per modificarla. Nonostante ciò, la Consulta ha ritenuto opportuno intervenire. Per l’ennesima volta prendo atto che nel nostro Paese la Corte costituzionale può scavalcare il Parlamento senza alcun problema.
Cosa pensa invece delle modalità e delle motivazioni con cui è intervenuta?
Anche questi aspetti fanno sorgere molti dubbi. La Consulta non ha bocciato l’intera norma, ma ha confermato numerosi articoli inseriti nella fase di conversione del decreto legge, ammettendo quindi che si tratta di un testo in materia di droga. Ha deciso invece di annullare le tabelle in cui sono inseriti i limiti che determinano la quantità di droga detenibile ad uso personale, sulle quali torna in vigore la legge precedente.
Con quali conseguenze?
L’intervento della Corte conferma solamente l’arresto per spaccio di sostanze stupefacenti, ma la Iervolino-Vassalli non identifica con precisione la quantità oltre la quale scatta il reato, quindi andremo incontro a una enorme confusione.
Cosa significa invece tornare a diversificare droghe leggere e pesanti?
E’ devastante dal punto di vista scientifico, soprattutto per quanto riguarda il messaggio che si invia ai giovani. Dalla decisione della Consulta emerge quasi che esistono sostanze stupefacenti meno gravi di altre, il che è gravissimo. E questa è una responsabilità che la Corte dovrà assumersi.
Come mai la norma sugli stupefacenti venne inserita nella fase di conversione del decreto legge che il governo ha varato per le Olimpiadi invernali di Torino?
Guardi che non è proprio così, perché nel titolo completo della legge si parla chiaramente di “disposizioni per favorire il recupero di tossicodipendenti recidivi”. Ecco cosa è successo: era entrata in vigore la cosiddetta ex Cirielli, una legge che prevedeva pene pesantissime in caso di recidiva. Poiché i tossicodipendenti hanno la coazione a compiere piccoli reati, abbiamo deciso di intervenire per impedire che dopo qualche piccolo furto una persona potesse finire in carcere per anni. Abbiamo anche aggiunto altre norme, sempre in tema di droga, che oggi la Corte ha addirittura confermato. E’ chiaro allora che c’è qualcosa che non torna.
La decisione della Consulta avrà davvero effetto su diecimila detenuti?
Dobbiamo ancora analizzare bene le conseguenze della bocciatura, ma non credo si possa parlare di scarcerazioni di massa. Non dimentichiamo poi che la legge precedente, quella che rientra in vigore, prevede una pena per cocaina ed eroina che va dagli 8 ai 20 anni di reclusione, mentre la nostra legge l’aveva ridotta portandola dai 6 ai 20 anni. Come si può parlare di scarcerazioni se la legge che rientra prevede sanzioni addirittura più pesanti? Vorrei poi far notare un altro fatto che mi ha lasciato molto perplesso.
Quale?
Quello di vedere Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte costituzionale e presidente emerito della stessa, sostenere l’incostituzionalità della norma. Francamente, come ho già detto in queste ore, mi sembra una chiara stravaganza istituzionale. Detto ciò, credo sia ormai evidente che la Corte abbia ormai assunto un rilievo politico attraverso interventi che ridimensionano notevolmente il ruolo del Parlamento. In una democrazia tutto ciò non dovrebbe avvenire.
(Claudio Perlini)